La ferita mortale di questa civiltà

La cultura pseudotecnica attuale comporta una sfiducia nella fecondità della libera crescita integrale. La scuola identitaria, come quella cattolica – si può in fondo ritenere – non è così tanto efficace. Per certi aspetti ciò è vero perché si tratta di una mera patina religiosa mentre la sostanza invece è tutta nello stesso razionalismo, nozionismo, che troviamo altrove.

E l’intellettualismo chiude in sé stessi. Anche quando si comprende che la crescita non può essere frammentata in branche astratte ma deve essere integrale si finisce per proporre il proprio programma di sviluppo etico. In qualche migliore caso ci si riferisce ad una integrazione personale, ad uno scambio con gli altri. Ma non di rado si resta nelle astrazioni razionaliste.

Infatti non si dà spazio alle identità maturate nella storia, alle tradizioni delle varie credenze e filosofie. Una scuola della libera integrazione e dello scambio pare campata per aria. Chi aiuta lo studente a crescere? Deve integrare lui senza alcun aiuto, alcun inserimento in una comunità viva, da lui scelta liberamente?

È come quando si orienta un genitore a non trasmettere nulla al figlio in quanto dovrà essere lui a maturare le sue scelte. In tal caso il figlio sentirà parlare di tante cose astratte e non si vedrà inserito nella vita reale, in quello che veramente i genitori vivono. È come se un padre non desse da mangiare nulla al figlio attendendo che sia lui a scegliere cosa mangiare.
I genitori invece è bene trasmettano ai figli ciò che di buono hanno imparato della vita, lasciandoli poi col crescere dell’età liberi di maturare le proprie scelte personali.

Bisogna cercare le vie che aiutino una crescita autentica. Decisiva dunque la libertà di scegliere alla luce di quale identità religiosa o filosofica venire formati nella scuola. Con l’aiuto quindi di persone maturate in quel cammino. Ma è anche importante che vi sia in momenti distinti la possibilità di confrontarsi con persone che hanno scelto di essere formate in altri credo, in altre visioni della vita.

In tal modo non ci si chiude in una concezione statica e astratta della tradizione e nemmeno in una ricerca vuota, senza riferimenti, nella quale lo scambio finisce per omologare. La formazione identitaria ed in momenti distinti lo scambio stimolano una ricerca di una umanità viva, autentica. Aiutano ad uscire da un mero dottrinarismo identitario così come da una vuota prassi solidaristica e incontrista.

Un punto fondamentale dunque sta non nel presentare agli altri una cultura in vario modo astratta ma nel cercare le vie di un autentico, personalissimo, libero, sviluppo integrale di ciascuno. Si tratta di cercare le vie della vita e non gli schemi di una inesistente ragione astratta.

E così queste stesse piste non possono facilmente diffondersi in modo meccanico ma hanno bisogno di maturare come semi nella storia dell’umanità, di venire continuamente approfondite, modificate, contestualizzate, nelle concrete situazioni.
Proprio perché ogni cosa è vissuta nella storia concreta va tenuto in conto che tante strade per molti aspetti valide devono fare i conti con le difficoltà della vita concreta. Come gli interessi dei più forti, come le debolezze umane.
Per cui al fondo la nostra fiducia è nel disegno di Dio per ciascuno e per tutti e il nostro desiderio è che ogni persona possa liberamente e gioiosamente lasciarsi portare da questo disegno.