La dittatura e la brezza leggera dello Spirito

Dove prevale attraverso la formazione, l’informazione, un politically correct voluto dal potere si generano pressioni varie su ogni persona. Manipolazioni, rischi lavorativi, etichettature, emarginazioni, fino ad ingiustificate minacce penali. «Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché senza che avesse fatto nulla di male, una mattina fu arrestato». Così inizia “Il processo” di Franz Kafka.

Dunque condizionamenti e timori vari. Senza tanta grazia di Dio può non essere facile trovare le giuste risposte. Ma qui vorrei focalizzare un altro punto: senza tanta grazia di Dio è difficile anche cercare le giuste risposte. Nelle scritture torna il tema dei quattrocento profeti fasulli:

“Giòsafat disse al re d’Israele: «Consulta, per favore, oggi stesso la parola del Signore». Il re d’Israele radunò i profeti, quattrocento persone, e domandò loro: «Dobbiamo andare contro Ramot di Gàlaad o devo rinunciare?». Risposero: «Attacca; Dio la metterà in mano al re». Giòsafat disse: «Non c’è qui ancora un profeta del Signore da consultare?». Il re d’Israele rispose a Giòsafat: «C’è ancora un uomo, per consultare tramite lui il Signore, ma io lo detesto perché non mi profetizza il bene, ma sempre il male: è Michea, figlio di Imla». Giòsafat disse: «Il re non parli così” (2 Ce 18, 4-7). Si nota la perplessità di Giosafat di fronte all’uniformismo dei quattrocento.

Non possiamo giudicare il cuore di nessuno. Talora dobbiamo suggerire noi stessi prudenza e avvedutezza. Il Magnificat canta dei piccoli del Signore che contribuiscono alla Sua opera di salvezza nella storia. Può dunque non di rado risultare via più feconda vivere nel quotidiano il bene operabile piuttosto che combattere un sistema che cercherà maggiormente di impedirti anche in quel bene semplice e quotidiano.

La grazia comunque orienta a vivere con un cuore sincero. A cercare per come possibile risposte sensate ma con cuore sincero. Ecco la prima vittima della violenza del potere: la sincerità. “Rispose loro quell’uomo (il cieco nato. NdR): «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non s’è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori (Gv 9, 30-34).

Anche a causa di schemi e moralismi dell’educazione ricevuta può non essere facile trovare il giusto equilibrio nella sincerità. Si può finire per comportarsi da ingenuo donchisciotte o per ripiegarsi sui propri timori ed interessi. Si è costretti ad autogiustificarsi, a raccontarsi frottole, si può diventare insensibili al vero e al fratello anche lì dove vi sarebbero margini di sensata libera scelta, di manovra.

Si possono dunque innescare dinamiche anche contagiose di debolezza, di spegnimento interiore. Di quante possibili maschere parlano i quattrocento profeti di corte. Un mondo di apparenze che l’uniformismo manifesta in modo talora lampante. E che pure non possiamo giudicare.

La via del discernimento sereno anche in questo è rivoluzionaria perché aiuta a trovare vie equilibrate senza dover chiudere il cuore. Il cuore di Elia non viene aperto da cataclismi vari ma dalla brezza leggera dello Spirito. Lo Spirito che scende delicatamente, come una colomba, a misura, è la via per tenere il cuore aperto, la fiammella  della sincerità ancora accesa, anche nelle dittature. E appena possibile, oltre.