La cultura ingabbiata e il popolo profeta

«Uomini di Galilea, perché state ancora a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» (At 1,11).

Ci stiamo avvicinando all’epoca di una più diffusa intuizione che lo Spirito di Gesù scende sulla specifica persona come una colomba, senza calpestare la sua umanità ma invece sempre più liberandola, aprendole le vie adeguate per trovare gradualmente la pienezza della vita spirituale e psicofisica.

Dunque non più un cammino spirituale in varia misura disincarnato ma un percorso sempre più equilibratamente umano nel quale l’uomo intero, non una sua astratta anima, viene portato nel mistero vedendo tutto, i sostanzialmente immutabili riferimenti, le relazioni, persone e cose, in modo sempre nuovo. Si scopre più distintanente che la grazia è divina e umana in Gesù.

Una spiritualità variamente astratta ha consentito a qualche santo di divenire dottore della Chiesa senza incidere maggiormente nella cultura e in tanti aspetti della vita concreta. Ma questi nuovi percorsi rivelano più pienamente che un piccolo può venire condotto in un rinnovamento a tutto campo. E lo scriba, una persona di profonda cultura anche dove non titolare di cattedra, divenuto discepolo del regno dei cieli, può sperimentare continue intuizioni innovative a 360°, dottrinali, culturali, pastorali…

Gli schematismi, i riduzionismi, gli istituzionalismi, si rivelano sempre più gabbie che limitano la maturazione personale e conunitaria. Germogliano le vie di una sinodalità, di una condivisione con ogni persona, di un ascolto, di un dialogo, sempre più profondi, vissuti. Ancora oggi può accadere che i più strutturati e variamente impossibilitati a cogliere il nuovo manifestarsi di Cristo siano proprio certi uomini della cultura, certi potenti dai loro palazzi. Gli innovatori dunque, come al tempo di Gesù, faticano a venire compresi da tali persone mentre la gente, come allora, beneficia dal vivo dei nuovi doni. Gli innovatori nemmeno riescono ad intervenire nei consessi ufficiali della cultura ma d’altro canto ci si chiede quanto potrebbe davvero stimolare qualche articolo, qualche conferenza, se nella mentalità in quegli ambienti non rara non stimolano poi una vissuta rinnovata ricerca.