La crisi finale del razionalismo

La crisi finale del razionalismo

L’’intellettualismo comporta una riduzione dell’umanità dell’uomo. Una scuola che astrattizza e omologa la persona può non stimolare la sua ricerca vitale, e con ciò anche il collegamento tra i vari aspetti, ambiti, della sua vita. Già qui si può osservare che è ben difficile costruire una società viva se non si aiuta la personale, comunitaria, civile, maturazione delle persone nei propri valori e anche in un’adeguata condivisione, interscambio. Il sistema spegne il popolo e poi quando questo non lo segue l’accusa di immaturità.

Eppure su questo punto decisivo della scuola anche nel mondo cattolico si possono riscontrare forse, talora, scarse consapevolezze, timori, reticenze… Ci si può chiedere come mai un tema così evidentemente decisivo non venga in qualche caso tanto preso in considerazione. Una motivazione decisiva può riscontrarsi appunto nell’intellettualismo. Frammentando, svuotando, l’uomo, la comunità, esso anche svaluta, agli occhi di non poche persone, a cominciare dalle guide, l’importanza decisiva dell’educazione. Proprio così più facilmente lasciandola nelle mani dei burattinai per esempio dell’economia, della politica. Altro punto decisivo risiede appunto nei potentati della società. Chi detiene le leve dell’informazione di massa può essere perlomeno reticente su queste problematiche. Ulteriori problemi possono nascere, per esempio in campo cattolico: dal timore di alimentare conflitti, anche a livello politico e persino concordatario; dal timore che si perda il controllo, nella vita civile, di eventuali schegge impazzite, anche del tipo terrorismi vari; dal pensiero che la scuola statale favorisce la pace e l’integrazione… Si può osservare che proprio una rinnovata, serena, non intellettualistica, formazione può aiutare a valutare i vari aspetti della problematica educativa senza scadere nel burocratismo, nella disattenzione, in un falso quietismo, nello spiritualismo, alimentando invece un’appassionata ricerca comune. Nella investigazione di vie che, per esempio, aiutino la crescita integrale, profonda, delle persone, delle comunità, nei propri valori; anche dando adeguato spazio al dialogo, alla vissuta condivisione, alla comune operatività, delle diverse identità, comunità, tra di loro; sempre cercando la costruzione ed equilibrata salvaguardia della pace.

Ma l’astrattismo intellettualista può toccare anche, per esempio, la pastorale nel mondo cattolico, orientando in varia misura ad un indottrinamento che non incontra, come la incontrava il Cristo dei vangeli, l’autentica umanità, gli autentici bisogni, delle persone. L’intellettualismo può dunque in varia misura non comprendere l’uomo. Può tendere ad indottrinarlo più che ad essergli, in Cristo, discretamente vicino, a comprenderlo, amarlo, accompagnarlo in modo graduale, personalissimo, ben al di là degli schemi, aiutarlo in ogni adeguato modo. Con attenzione a tutta la sua umanità e non solo, in varia misura, ad un’anima disincarnata e cervellotizzata. La gente si può sentire dunque variamente non capita, non amata e già in questo è, più o meno consapevolmente, avanti. Più vicina al cuore concreto di Gesù. Più umana.

L’intellettualismo può variamente allontanare anche dalla ricerca sempre più attenta di un profondo centrarsi, e aiutare in ciò i discepoli, sulle fonti e le vie della grazia, su Cristo, che rinnova ogni cosa e non solo un’anima variamente disincarnata. Infatti il razionalismo con le sue astrattezze può orientare ad un ascetismo moralista nel quale persino quando si insegna a pregare lo si fa puntando su criteri intellettualistici, meccanicistici. Alla fine sulle astratte forze della persona. La tendenza più frequente può risultare quella di insegnare un filantropismo, un fare, anche cultuale, con spruzzatine di religione. Non l’autentica grazia che fa maturare l’uomo gradualmente, con equilibrio nella fede, nei criteri della fede. Dal moralismo alla fede nell’opera amorevole di Gesù, che con amore, comprensione, aiuta ciascuno a crescere. È il cuore, la serena coscienza, dell’uomo e non un astratto ragionare a tavolino, ad essere toccato dalla luce dello Spirito. Allora la Luce stessa orienta l’uomo ad appoggiarsi gradualmente, equilibratamente, sempre più a Lei. Anche sempre più attentamente. In ricerca.

Ancora, lo spegnimento, la riduzione, la frammentazione, la settorializzazione, dell’uomo, della comunità, delle comunità, può comportare talora una propensione al burocratismo. Anche nella Chiesa. Il burocratismo può spegnere, ostacolare, assecondare la stagnazione… Mille sono le possibili conseguenze negative del burocratismo. Pensiamo alla burocratizzazione nel campo dell’informazione, che può creare apparati e non un vivo, da sentinelle, scambio di doni nella società.

Il lavoro, l’economia, la politica, in varia misura si generano con questi presupposti. La situazione descritta lascia dunque intuire le, talora, possibili difficoltà nella maturazione di un sempre più profondo, attento ed equilibrato, discernimento spirituale e umano anche da parte delle guide. Spirituale e umano, non spiritualistico, non razionalistico, non pragmatista… Senza discernimento ecco l’astrattismo, il pragmatismo, la mancanza di ascolto, di dialogo, attento, personale, comunitario. Dunque lo spegnimento, la burocratizzazione, con tutto ciò che possono comportare nel cuore delle persone.

Un cammino di maturazione della coscienza spirituale e psicofisica. Non di uno spirito variamente disincarnato, da un lato, di una ragione variamente astratta da un altro…

Talora si contrappone per esempio ragione e cuore, visto come vuoto sentimentalismo. Talora si vuole fondare, in modo anche filosoficamente sprovveduto, il punto base, di incontro, dell’umanità su un’astratta ragione. Incredibilmente anche in campo cattolico. Il che la dice lunga sulla penetrazione di una confusione profonda, che involontariamente allontana dalla sempre rinnovata ricerca, per grazia, del cuore divino e umano di Cristo. Ci si vuole fondare su un’astratta ragione e non si vede che non esiste, che l’uomo pensa secondo quello che ha maturato, anche che è stato aiutato a maturare. Non si vede che puntare su un’astratta ragione priva l’uomo della ricerca viva, personale, comunitaria, nei valori in cui crede. E anche del desiderio della condivisione, dell’interscambio, vitali, con chi la vede diversamente. Qualcuno giunge a ritenere che così si libera l’uomo dal pericolo del fanatismo, senza vedere che una persona spenta, omologata, non può vivere bene e può prendere nel tempo qualsiasi piega. La ragione astratta dunque allontana dalla luce che illumina il cuore, allontana dall’uomo.

Non è facile per la famiglia questa situazione, mi pare evidente. Talora gli appelli alla famiglia sembrano appunto spiritualistici, intellettualistici. Sembrano non comprendere realmente la situazione. Tra l’altro infatti l’intellettualismo, che spegne, settorializza, riduce, non stimola una vissuta, approfondita, visione d’insieme.

Come, da dove, partire per trovare nuovi stimoli che non si riducano a variamente anemiche esortazioni? È il Signore che guida la storia. Maria ci ha parlato del trionfo del suo cuore immacolato. Una sempre rinnovata spiritualità-cultura può aiutare molto. Un papa che si lascia rinnovare, anche dagli altri e così un prete, una parrocchia, poi tante parrocchie, associazioni, comunità, un genitore, un giovane, un giornalista, uno sportivo, un operaio, una famiglia… Ogni persona che apre sempre più il cuore si apre e apre a mille possibili scoperte, strade nuove… Forse la via viva del cuore si sta sviluppando gradualmente. Si dovrà prima passare per il crollo della società razionalista, tecnicista? Le ossa inaridite viste da Ezechiele possono magari molto gradualmente prendere sempre più corpo, vita (Ez 37, 1-14). ” Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo. Togliero’ da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36, 26). Tanta gente sta forse nella storia scoprendo il bisogno di una spiritualità semplice in cui venire formati con comprensione, gradualità e anche di imparare da ogni uomo. Non identità astratta, non spiritualità disincarnata e un tantino elitista, non mero, alla fine omologante, incontro.