La crescita tarpata

Il Signore sa come condurre la storia di ogni persona. Il cammino verso la vita di ciascuno non è nel disegno di Dio un riduttivo e distorcente funzionalismo, perfezionismo. La cultura razionalista imperante può orientare le varie guide, padri spirituali, psicologi, a correggere meccanicamente i limiti del discepolo mentre Dio ha i tempi e i modi del suo amore infinitamente delicato e sapiente. Una persona ha un problema che ostacola la sua crescita ma non è ancora giunto il momento dell’amore per affrontare tale questione. Intanto Dio la lavora sotto altri aspetti, che sono propedeutici.
È solo nel contesto di questa fiducia in Dio che evidenzio qui alcuni non rari ostacoli che le persone possono incontrare nel venire aiutate nella maturazione spirituale. Ho già diffusamente accennato alle astrazioni, agli spiritualismi, ai pragmatismi, agli estetismi, ai vitalismi… Forme di attenzione a riduttivi aspetti dell’umano che spesso oggi nascono dalla cultura razionalista, che considerando in modo prevalente della persona umana una inesistente ragione astratta, finiscono per vivisezionare l’uomo in ragione astratta, anima, parte pratica del suo vivere. Finendo così per vivisezionare anche lo Spirito che dà vita e illumina la persona umana stessa. Vivisezione che avviene anche selezionando razionalisticamente, spiritualisticamente, pragmatisticamente, le grazie che vengono dagli altri, dal creato.
La conseguenza di ciò è un vario mero fare che non orienta il cuore ad aprirsi alla luce che scende come una colomba. Tale luce invece orienta a mettere un sano, non meccanico, ordine nella propria vita, secondo i criteri della fede appunto. Orienta tendenzialmente a vivere un cammino di fede personale e comunitario, non incontri, riunioni, catechesi, dove in fondo la persona va di volta in volta dove vuole lei invece di lasciarsi condurre come gli apostoli da Gesù. La luce tendenzialmente orienta a crescere con sempre rinnovata attenzione nel Gesù dei vangeli, nell’ascolto della sua vita, della sua Parola, della sua pastorale. Non di rado nella Chiesa si può fare di tutto senza molto dare la Parola a Gesù, senza dialogare con lui, senza lasciar fare a lui la pastorale. Eppure solo Gesù conduce nella storia verso un discernimento sempre più maturato in lui, Dio e uomo, sciogliendo secondo la sua sapienza i nodi venuti al pettine in quello specifico tempo, aprendo strade adeguate. In questo marasma del mero fare un altro aspetto che viene meno è la attenzione alla fiducia nel formatore. Osservo che spesso si può trattare per certi aspetti di una protezione divina che non per nulla riguarda sia il formatore, poco interessato ad un dialogo profondo, integrale, col discepolo, sia il discepolo, che in vario modo è anch’egli meno in cerca di un tale aiuto. Una conseguenza di tutto ciò consiste nel collegare poco, le guide, il cammino della fede alla fiducia anche in esse. Una comunità in cammino di fede dovrebbe essere composta da persone liberamente disponibili a crescere nella fiducia anche nel formatore. Altrimenti come potranno lasciarsi portare oltre le proprie vedute? Si pone poca attenzione al fatto che se il discepolo non è aiutato a cercare un formatore di cui gradualmente, nel tempo, vede di potersi fidare profondamente potrà vivere una religiosità in varia misura esteriore, non un lasciare entrare lo Spirito nell’intimo della propria umanità, guarendo le ferite, liberando dagli schemi, aprendo le strade della sua autentica vocazione e non di un meccanico fare.