La crescita di Sinner

La crescita di Sinner

Non è il caso di parlare di chi non si conosce bene. E poi nell’umano bisogna sempre lasciare spazio al mistero. Ma Sinner può stimolare possibili spunti di riflessione. Dice che ha 22 anni, che sembra maturo ma ha da crescere e questa è la vera maturità: sentirsi sempre in crescita. Gesù, dice il vangelo, cresceva in età, sapienza e grazia. Poi Sinner dice che ora nelle grandi sfide che deve affrontare è più sereno: se non va bene questa volta ci saranno altre possibilità. Se ho ben capito si impegna, ma accetta senza fare drammi l’eventuale insuccesso, impara da esso, si gode quello che ha, è aperto con fiducia alle possibilità future.

Osservo che la vita stessa ci orienta a lasciarci portare da essa con spirito sereno, fiducioso, positivo, accettando le difficoltà ma non ingigantendole. La fiducia che possiamo avere in noi stessi è una fiducia di fondo. Per esempio: sono una persona normale, se scopro qualche mio limite cerco di aggiustare il tiro, senza farne un dramma. Questa è la vera sicurezza che possiamo avere in noi stessi. Porre la sicurezza nel non sbagliare mai è la più grande fragilità, perché persino Gesù, Dio per noi cristiani, come uomo cresceva.

La vita porta ad abbandonarsi ad essa, non a programmare tutto in astratto, a tavolino, perché gli imprevisti possono essere molti, ma ad essere aperti alle scelte positive che possono maturare nel tempo. Nel tempo, non a tavolino, scopriamo la nostra vera strada. La nostra stessa umanità ci mostra nel tempo dove troviamo noi stessi. E lo scopriamo se cerchiamo di lasciarci portare dalla luce serena che illumina a misura, gradualmente, se cerchiamo di accoglierla, il nostro cuore, anche se atei. Luce serena: non sensi di colpa, non comportamenti meccanici ma discernimento libero nelle situazioni concrete, non forzature, non inutili lassismi. Quando cerchiamo di essere noi stessi con semplicità e buonsenso, quella è la via della maturazione che ci fa trovare sempre più pace ed equilibrio in noi stessi e con gli altri. È una crescita graduale, a misura. Con i tempi e i modi dell’amore, non del perfezionismo o del funzionalismo. La vera crescita è scoprire gradualmente, tendenzialmente, questa luce serena e amorevole che ci aiuta ad aprire il cuore, non a fare i bravi. Fare i bravi senza che si apra il cuore dura poco, perché non troviamo noi stessi.

E accettando i nostri nervosismi, i giudizi istintivi, quel mare di passioni e sentimenti che possiamo provare. Quelli non sono né buoni né cattivi, vengono da soli e qualche volta, come i nervosismi, possono manifestarsi involontariamente anche all’esterno. La crescita non è sentirsi in colpa verso di essi ma, riconoscendoli come parte dell’umano, crescere gradualmente imparando a cercare non di eliminarli ma di andare oltre, verso scelte nella luce.
Insomma imparare a trovare e a lasciarsi portare dal filo sereno della vita: la luce serena che illumina il nostro cuore, anche se atei o di qualsiasi filosofia o religione.

Sono un prete ma non voglio parlare di fede a chi non ritiene questa la propria strada, ognuno ha la propria ricerca che va rispettata, stimata, e dalla quale si può imparare molto. Gesù dice vi diranno eccolo qua, eccolo là, non andateci, perché il regno di Dio è in mezzo a voi.