Il segreto del tempo (raccolta)

Poesie nelle quali faccio cantare tante persone, in una persino Gesù. Spesso parla direttamente il protagonista, anche dove non è citato un nome. Sono storie inventate, nate però dalla vita di un prete che vive, cresce, in mezzo alla gente e ne sente il canto. “Maria da parte sua custodiva tutti questi fatti-parole lasciandoli condiscendere nel suo cuore” (Lc 2, 19).

La natura del vento

La notte nel silenzio le canzoni
volavano dai cuori nelle case
passando magari da bugigattoli
aperti al fresco dell’estate.

Il vento le portava, che’ sa molte
cose, le più nascoste pure.
Le posava discreto con un soffio
leggero nel riposo ignaro.

Erano sogni d’amore, preghiere
implorate da madri ansiose,
suppliche di pace ed altre belle cose
che sole la brezza può fare volare.

La macchina del tempo

Boccali di vino lasciati sulla tavola vuota,
finestre schiuse sull’aia non più nota,
un giorno allegra di vita semplice e buona.
Può tornare anche il tempo su quella strada,
dove un gallo bastava a salvare l’anima nostra
e l’asinello era un messo del cielo che ci parlava.

La dodicesima ora

Ogni sera che viene
è una sera che piango.
Riguardo il mattino.
Ogni terra che penso
è speranza lontana,
di giorni lontani,
che vedo soltanto
in una foto del futuro.
Ritorna la sera.
Ritorna il mio letto, la mia nave,
la mia solita nave di sempre,
in cui piango da solo terre lontane.
Ogni terra che penso
è una sera, è un mattino.
Ogni terra che penso domando:
sei forse tu la mia terra?

 

Una piccola vela nel mare

Io che veleggio su questa dolce barca
che il vento porta leggera ed alla sera
appoggio il peso della giornata alla tua riva
io più non so di porti-chimera senza rifugio
che l’uomo cerca perduto per mari sempre stranieri.
Sì, questa dolce barca che ora porta
anche voi, porta il mare alla terra
e la terra al mare, a questa costa
che così chiara separa e cuce
ogni cosa al cielo. Senza
essere vista, dopo la sera,
quando ogni domanda, stanca, riposa.

 

Il sole triste della nomenklatura

Io non so più – diceva – che questo tempo
grigio dove tutto è spento, banale, senza senso.
Ed ogni cosa viene in questo nulla e in questo
nulla va via, senza che il mondo ne veda un segno.

Eppure ricordo l’odore dell’erba tagliata
nel campo di calcio e il “pensiero”
che soffiava nell’aria. E il pallido sole
nel cielo argentato non era triste più di tanto.

 

Conversione di Rainer all’edicola dolomitica

Mi aspettavi, benigno, ogni giorno
all’incrocio
tra il fiume nebbioso e l’argine antico,
appeso ancora a quella croce incorniciata da un tetto alpino.
Una lanosa stella ai tuoi piedi
ed un lucignolo bigio.
E mi parevi ogni giorno un poco
più chino, un poco più vicino…

 

Natale

Come i pastori andiamo alla stalla
se angeli ci hanno chiamato,
come i magi ci incamminiamo
se una stella ha brillato per noi…

 

La cognizione del dolore

La foglia dorata d’autunno
lasciata cadere al vento
come se fosse inverno,
senza potare quel ramo,
senza bagnare quel campo,
nel mite ristoro del sole
volata lontano.

 

Canto di Giuseppe

Sei come l’erba danzata dal vento,
docile, leggera, ma ferma nel vero
radicamento. E come questo campo
che amo tu sei, dove crebbe l’ulivo
d’argento che piantai per gioco,
fanciullo, non sapendo che il cielo
seminava per noi il suo bel tempo.
E se abbiamo patito, tanto sofferto,
è come ogni ruga d’ulivo d’argento.
Il mare in fondo alla campagna
sei anche, ché in te sempre mi perdo,
fiducioso, certo, di toccare la riva.

 

Il canto di Maria

Tutto e niente.
Niente senza di voi,
senza la gente.
Il canto che sento
è un canto che sente.
Shema’ Israel.

 

Canto di Natale

Nella notte di Natale, ultimo pastore
a venire un barbone: chiede aiuto
per la radio mal funzionante,
come a udire il canto degli angeli.

 

Pellegrinaggio per l’Appia antica

Lucignoli fumiganti
per catacombe ancora
nella notte di Roma
del quo vadis.

 

Oblazione di Vincenzina

Alla luce sbilenca dalla soffitta buia
lo sguardo tendeva in attesa ogni sera
come venisse di là qualcosa
che in fondo non c’era,
come volasse uno sposo chimera.

Come il barlume fosse preghiera
venuta dal cielo
ed i camini sui tetti davanti
angeli santi in vedetta
per dare la buona novella.
Come miracolosa si rivelasse ogni cosa.

 

Notte di Natale

Nella notte di Natale
angeli cantano, pastori
vengono, stelle portano
magi sui loro cammelli.

Quieta la piccola luce
i cuori spaventati
e svela e fuga
il falco alto levato.

 

Il vuoto pneumatico

Le sirene lontane chiamano al lavoro
ma il lavoro non c’è sono solo ricordi
che esalano dalle nubi d’amianto
di questa alba rossa e già grigia
che rimane dentro come una ferita.
Ma io che vedo ogni cosa straniata
in questo tempo da un pensiero malato,
io sento anche un invincibile canto,
come il fiore germogliato nella crepa del muro,
come il verso imperterrito del gallo…

 

La natura della luce

L’amore nasce come un tramonto – diceva –
Un raggio di sole infiamma un breve tempo
e tutto trasluce, quieto, nel vespro,
nella naturale mancanza di senso.

Ma la favilla avvampò nel riposo
e Ti pensa ogni momento e si stupisce
e perdutamente si perde in questo vento.

 

Ultimo giorno della vita nascosta, canto a Maria

Il pane fragrante nella piccola brace,
i panni stesi, la porta schiusa,
ogni cosa di te, intorno a te,
sommessa svelava una pace.
Tra la madia, la falegnameria, il piccolo orto,
imparai una piccola, semplice, via.
Piccino la notte sognavo che un manto di stelle
custodiva la terra dal male con un dolce canto.

 

Transito di san Giovanni della Croce

Aqui feliz estoy – dijo muriendo –
en mi alma todo canta y llora…
tambien las casas con tejados puntiagudos,
en la colina, estan hinchadas
hasta el punto de tomar vuelo…

(Traduzione:

Qui sto felice – disse morendo –
nella mia anima tutto canta e piange…
anche le case dai tetti aguzzi,
sulla collina, sono gonfie al punto
di prendere il volo…)

 

L’anniversario

Ancora cerco quel berretto giallo
che portavi nelle notti d’inverno
per scaldarti il capo.
Era quello il tuo segreto,
così brillava il tuo sguardo
in ogni tempo,
così guardavi il mondo…

 

Teresa di Calcutta

…e la notte ora sento è il tuo petto che mi stringe e m’innamora…

 

Massimiliano Maria Kolbe

Ogni dolore grava sulle nostre spalle
– treno che corre, vento che soffia
e porta lontano le lacrime –
ogni dolore amaro – per la valle,
montagne nere e tramonti rossi –
ogni dolore – ad ogni fermata
una ferita da ricordare.

 

Chiamata di Frida

Il sole argentato imbianca questa rada,
il mare brilla della luce fioca, la foschia lontana…
Che cielo mi parla nell’alba roca dei gabbiani e così mite mi infuoca?

 

Compieta

Ci sia pace nel tuo cuore
lascia scendere la pace.
Senti? Bussa alle finestre
dalle brume della sera
e ti dona di ascoltare.
Tu aprile. Non temere
– ti dice – i fantasmi dell’inverno,
né la notte che viene.
Riposa. Io sono invece
nel crepitare del caminetto,
nel cagnolino beato
della tua presenza,
nelle semplici cose
contro le quali nulla
davvero può il male.

 

Avvento

Tutto canta della tua attesa
nella rossastra luce diffusa
che mite accarezza le morenti
foglie e le doglie discrete
dei rami nel viale che porta
a case quotidiane e misteriose…
Che tempo, quanto tempo,
ti resta? Tutto trasluce,
quieto, nel vespro, senza risposta…

 

Frammento 1

…ah, luce, ah, pace,
dell’Amore fatto umano,
che scioglie ogni tormento,
ogni oscuro cammino!

 

Frammento 2

… io che la vita ancora non so,
io che l’attendo, sempre più cose
io perdo e ti amo di meno e ti cerco
di più.

 

Una madre

Ti rivedo nelle foto
bambina e poi sposa,
principessa di una fiaba,
ignara di ogni cosa
e poi ansiosa madre,
che scopriva stupita
un’altra vita e il cielo
che veniva.

 

Canto del pescatore

Tutto e niente, ogni cosa
è brezza del mare argentato.
Ancora veglia l’innamorato.
E mille stelle e vele sciolte
e reti colme e non colte
al povero pescatore d’aurore.

 

Innamorati

Non era così, non era di lì,
ma non fa nulla, l’amore
divorava anche quell’erta,
quella strada brulla.
E subito tornava la lavanda
e la mentuccia, in mezzo
al grano, ai papaveri,
alle rondini e al sole dell’estate.

 

Ricordi di un prete

I poveri palazzi di periferia
non mi hanno mai messo tristezza,
cio’ che fa male sono gli agglomerati
indifferenti, pare, al passo del vicino.
Dove la città digradava in campagna
le case si facevano basse, vedevo prati
di pecore, di mucche, di cavalli…
come un miracolo proprio sperato
tutto davvero era più semplice e buono.
La domenica dopo la siesta il prete
anziano s’incamminava forse da un amico
alle case della quercia, sul colle.
E tornava al tramonto col suo basco nero
calcato sulla fronte e la tonaca tonda,
ormai lo sapevo, che odorava di vino.
La gente scendeva al paese a folate
di famiglie, di amici, così modesta, essenziale,
da consolare il cuore nella sua povertà.
Ed io dal terrazzino vedevo nel campo
cavalli pezzati come fosse il Minnesota d’inverno al tempo dei cheyenne
e recitavo, spiazzato dalla prima
missione, sereno il salmo della sera.

 

Frammenti di un canto

Ah, che la terra canta
solo se canti tu…

E nella valle trema
l’antico paese laggiù
alla rugiada dell’alba.
E l’attesa lo scalda
di pace e di speranza…

Stupore fu al morente
forse il non morire
ma già vivere di più.

 

Canti della sera

…il tempo che starei con te
è un tempo tra la notte
e il giorno, nè farei molto…
con te sulla porta di casa,
a guardare il mondo che si quieta
e a sentire l’eco della sera
nelle nostre parole…

 

Un barbone

Che cielo verrà
che voi non avete conosciuto?
Noi morivamo sulla via
nel tepore di un mattino d’inverno
e tutto era così dolce
che ci pareva di sognare.

 

La vedova giovane e l’uomo perso

La sera stendi i panni al primo piano
– torni dal lavoro tra il vociare dei bambini
che giocano in piazza- ed io son sempre lì,
come non visto, a contemplare la tua morte
silenziosa e forte, io che come te vivo di figure
che si muovono a mezz’aria tra i volti di tutti i giorni,
di parole che odo e nessuno pronuncia,
di pensieri che confondono il passato,
il presente, il futuro, con la ruota del dolore.

 

Poesie dell’alba

Tuo il canto di campi
anelati da poesie dell’alba.
Mi fremevano parole nel cuore
a guizzi e a lampi.
Che aria nuova danzeranno
finalmente le distese di girasoli?

 

Luci nella via

In quell’anonima strada di periferia
chi avrebbe pensato di incontrare
la vita. Questo diceva confusa, nuova,
l’anziana signora. Le avessi potuto parlare,
le avrei detto del potersi fidare, del non credere
all’inganno solo viscerale. Le avrei detto:
se viene una luce lasciati portare,
non temere il deserto se lo vuole il cielo,
ma temi le verdi praterie senza notte,
né luna, né stelle, né pioggia, il lume artificiale.

 

Robertino

Il cantare delle cose
era il tuo sguardo
e suonatore Jones
allora ti chiamavo…

 

Abramo, che ebbe fede sperando contro ogni speranza

Niente.
Non vedo ancora niente lì sul monte.
Forse le stelle alpine sono le sole
a credere ancora ad un tempo che viene,
loro hanno in dono petali di lana per il vento e la neve.
Lì sulle cime calve battute dalla tramontana
vi è tanto turbinare che non alza in volo niente.
Ma una felicità insensata ancora pervade l’aria,
su per la mulattiera, ancora è come lana.

 

Conversione

Com’era bella la sera quella sera,
una canzone semplice cantava
non sarà una chimera ed intuivo:
davvero ci ameremo per sempre.
Che luce serena rischiarava l’aria,
che luce vera, semplice e buona
che dava vita, così spontanea
da non essere notata ma era
la fonte di ogni cosa. E che aria
alla campagna andava, umile
e tersa come l’anima tua.
La vita sapeva di lavanda
e di mentuccia ed era grano,
rondini, papaveri, il cardo,
l’olivo, luna nascente, margherita.

 

Secondi vespri

Giungevano quei campi
alla filanda,
poi al villaggio,
portati dagli olmi,
dai cornioli,
fino al bosco
che si faceva colle
quasi monte ed oltre
da un ribasso
si vedeva all’orizzonte
il mare
ed al tramonto
un sole enorme rosso…

 

Canti ultimi

Tutto tace nella notte,
ogni cosa riposa
e il suo riposo è un canto.
Allo scrittoio ascolto
l’ultima poesia del giorno,
nella pace.

 

Il pregare della sera

Un eco che prima non c’era
sentivi la sera
come fosse ora quell’aia
interno della chiesa
e si ascoltasse
nel vespro naturale
la voce profonda delle cose,
ciascuna portata al suo riposo,
alla sua naturale dimora.

 

Il segreto del tempo

Quando veniva una luce di sera,
quella della luna, quella di una stella,
sentivo una dolcezza fiduciosa e serena.
Veniva una preghiera,
come dal cielo, come dalla terra
e vedevo dal convento le valli,
i villaggi,
portare il segreto del tempo,
che alcuno sapeva e ognuno conosceva.

 

Colle santuario (“Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco angeli gli si avvicinarono e lo servivano” Mt 4, 11).

Nella tersa notte delle distese,
delle colline ormai assopite,
piccole luci di strade, di case,
brillano nel segreto del tempo.
Semplice e bello, senza pretese
di glorie rinomate, di chiacchiere astruse.
Anche piccole luci sono corti
celesti di lucciole incantate.
Così è vedere da questo poggio
di grazia tutte le cose.

L’estate della risposta

Nella città balneare
furtiva pare ogni cosa
nel freddo mattino invernale,
estranea la terra al mare.

Sconnesso ognuno, incerto,
cerca non sa cosa,
come un porto chimera,
una domanda ignota.

Il segreto del tempo (2)

Sparsi villaggi per i colli
specchiano qua e là raggi
del tramonto. Come fitte
lancinanti di luce o grida
di perché rivolte al cielo.
E velano e rivelano il segreto
del tempo, di ogni sentimento
umano che parla nel silenzio
e attende la risposta di qualcuno
chiedendola all’eterno.

 

Diego Armando Maradona

Ra o ciel p’ ‘a povera ggente
ca maj ‘e vint niente,
senza “sant” in alt scfere?
Suffrenn ‘nzieme a la città.
Comm ma comm pnzar
chella punizzione, Pecci
non passava o’ pallone,
l’impossibble era niente.
Contr e’ llegg rella scienz
eppure chella ro potente.
Miracule p’ ‘a povera ggente.
E ancor p’ ‘e vie se legge:
Me crerev ca murev e stu juorno
nu o verev: 10 maggio 1987.

 

Frate Scolta

Scuoteva la brezza invernale
l’ombrellone alla spiaggia,
lasciato in attesa di qualcosa
che tornasse per restare.
Silenzio d’un tempo cessato
nel verde azzurro del mare,
nell’orizzonte lontano, come
chiaro invalicabile confine.
Allora stupore fu l’oltre
incommensurabile del vento.

 

Il canto che sorprende (1)

È la vita un canto,
perso talora
tra nebbie invernali
di strade tumultuose,
e un dì ritrovato
nel campo di grano
al sole di maggio.
Spera sempre quel Canto
e canta parole mai proferite
per te soltanto.

 

Il canto che sorprende (2)

Sempre ho atteso, come le margherite
e le rondini tra le spighe del campo,
il tuo canto, mi cantasse per incanto
un canto nuovo. Ecco ancora lo sento,
nell’umiltà del mio tempo e mi porta
e viene dalla terra e dal cielo.

 

Il canto del gallo ed altri prodigi

Di questa terra conosco ogni pozza,
ogni fosso,
di questo cielo so il variabile umore
ma tendente al rosa, di sera al rosso.
Di queste case porto i sentimenti
ad uno ad uno vivendoli nel petto,
gridando a più non posso all’eterno.
D’ogni cammino prevedo il percorso
quasi, avendo a lungo anch’io marciato
nel vento e nell’umano.
Ma d’ogni cosa resta il mistero,
resta lo scarto che cambia lo sguardo,
specchiato nelle acque del ruscello
come fosse il primo giorno.

 

Ritrovamenti

Lungomare delle cose svanite
e di quelle attese,
le bianche case, ormai lontane.
Quanto tempo perso nelle notti chiuse,
altrove, per lande desolate come il cuore.
Ora invece, piccole increspature,
le onde sono carezze, le nubi dileguate,
come un prodigio dell’estate che viene.
Sereno cammino sulle acque.

 

Taumaturgia dell’innesto della vite

Come gli inganni e le ferite del tempo
i giochi di luce che parevano tralci.
Ma il vecchio era stanco di voltare
il capo verso cose ormai svanite.
Qual messa ora l’innesto della vite,
lui come un prete nel rosso tramonto.

 

Un salto in paradiso

La poltrona al solito posto
parlava di te nel mese di agosto,
alla verde costiera venivo
a trovarti lo stesso
quando il sole imponeva
un tempo di riposo
e la strada era scintillante
deserto nella luce perso.

 

Fiducia

Stasera alla rotonda il cannocchiale
non dispiega che altro mare.
Più lontano, nitido, l’orizzonte
che nasconde i sogni dell’uomo
e i segreti del tempo.
Solo una nave ora si scorge appena,
osare l’impresa di toccare il domani delle persone.
In questa sera d’inverno, calato
un tepido sole, tutto riposa sereno.
Anche il dolore ed il male, come nel cannocchiale,
trovano più esatta collocazione.
Nel fresco pungente della notte
che viene
già entra il sapore dell’estate.

 

Canti della sera (2)

…tra i fumi dell’inverno
che va alla primavera
e qualche fiore e qualche foglia,
ad ogni cosa intento
e solo alla soglia…

 

Breviario pasquale

In questo tempo di sera
sento un canto
come una sorpresa
che si rivela un appuntamento.
Non devo fare nulla, viene
ed io soltanto sento.
Sento il dolore per il vento
che scuote questo mondo
e più nel fondo una pace,
una speranza, in cui mi perdo
senza più alcun ragionamento.

 

Metaverso

Come una bolla portata dal vento
andava leggera, qua e là, senza senso,
recando immemore il suo sentimento
spento al comando venuto via radio.

 

L’alba inattesa

Di questa notte oscura
so l’alba che ora mi parla
inattesa, tersa, serena
come una strada nuova.

Non è solo morte la vita,
non è inganno senza senso.
I tetti del borgo, i pini,
rossi del mattino, la falce

di luna, cantano del grano
che un dì ancora matura,
e la vita sa di lavanda,
mentuccia, rondini e cielo.

 

La sala d’attesa

Nella sala d’attesa attende la vita
la gente sulle sedie in file pare,
del responso sanitario l’oracolo.
Tra compere da fare e vita eterna
sospesa, distratta dalle scarpe viola
di quella eccentrica signora bruna
discesa alla sala operatoria,
c’è chi infine ha tempo di ascoltare
tra le mille voci la serena, la vera.

 

Santuario della Madonna del Divino Amore

Da questo poggio guardi
dentro lo sguardo del cielo
distese serene di campi,
villaggi sparsi tra i colli,
gioie, dolori, dal vento
portati a questa casa
e soffri e senti e speri
e metti radici e bevi
a sorgenti, voli, riposi.

 

Lodi mattutine

Ora che la notte è passata
e la stella del mattino brilla
senza capire tutto comprendo
e contento entro nella pace.

E tersa è l’aria dell’alba
dal poggio alla verde campagna
ed ogni cosa tacendo parla
della chiave di ogni segreto.

 

Ta erkomena (Le cose venienti Gv 16,13)

Certe sere salpano su bianche golette
i pensieri, gonfia il vento le vele
segrete del cuore e l’oltre mi chiama
a riguardare all’orizzonte arcano,
dove il sole come ostia va nel mare.

 

Olio e vino (Lc 10, 34)

Come disegnava scheletri fantasma
un gioco d’ombre e bastava aprire
il lumino della sera lì vicino,
così da bambino veniva il cielo.

 

Il segreto del tempo (3)

Tempo che piega,
tempo che spezza,
tempo che bacia,
tempo che carezza.
Tempo di amare,
tempo di lasciarsi,
tempo di tornare
e mai più abbandonarsi.
E tempo dell’uomo
e tempo di Dio,
tu sai il segreto
del nostro cammino,
quella domanda
sul tuo passare
nel cuore dell’uomo,
stanco di aspettare.

Lascia che dica il tempo

V’è nel tempo un segreto che ci porta,
il canto ne ode l’umano semplice
che accorda la sua linea d’onda
e lascia ogni altra voce, ogni
mossa che lo ingolfa e non capendo,
e senza sapere, sente ogni cosa.