Il rapporto tra grazia e risposta

Il Signore ci ama in un modo meraviglioso: lui sa come sostenere ciascuno nel cammino della vita e come aiutarlo col massimo rispetto, con delicatezza, ad accogliere la sua misericordia senza condizioni, anche se fossimo peccatori incalliti, per andare in paradiso. Dunque la fede ci dice che pensieri cupi, sensi di colpa, forzature, non vengono da Dio. Allora come mai il vangelo parla anche di passaggi di crisi? Ci sono persone che si aprono sempre più alla fede accogliendo il dono ricevuto in un cammino fondamentalmente semplice, portate in una vita sempre più bella. Non è solo la sofferenza la via per trovare più profondamente Dio, l’uomo può aprirsi alla vita per il dono meraviglioso della luce che viene in lui nei tempi e nei modi opportuni. Il vangelo di ieri ci dice che se vengono piccole o grandi crisi non sono per la morte ma per la vita: non allarmatevi – dice Gesù – Dio non ama in modo strano e cupo e non è che una persona che passa per la crisi sia per ciò stesso cattiva o sbagliata. Per ognuno Dio ha il percorso migliore. Una persona può vivere un periodo di profonda e lunga crisi ma poi vede che Dio l’ha sostenuta, gli ha fatto trovare gli aiuti necessari e l’ha condotta in una vita sempre più piena di ogni bene. Allora perché per esempio le persone malate psichiche, la schizofrenia? Non possiamo guardare da fuori alla vita altrui, Dio appunto sa lui come sostenere e salvare ciascuno. Quando cerchiamo di lasciarci portare dal Signore con perseveranza nella crescita viene un momento in cui pur se non siamo stati ancora portati nella pienezza della vita abbiamo però sperimentato tanti aiuti, doni, che diciamo a noi stessi che non molleremo mai più Dio. Ciò che può fare stare male è la chiusura consapevole e volontaria alla grazia ricevuta, cioè al bene che dentro di noi sentiamo semplice, pieno di buonsenso, alla nostra portata e fonte di vita, di scioglimento di nodi, di apertura di strade belle e vive. Ma tale chiusura proprio per questi motivi non è facile che la si scelga. Rimane dunque un aspetto: i margini di impegno davvero alla nostra serena portata con i quali possiamo rispondere alla grazia che davvero ci è stata donata. Anche qui Dio sa come sostenere, portare alla fine in cielo, ciascuno. Dunque non viviamo timori cupi sul nostro impegno o meno, puntiamo tutto su Dio. Ma al tempo stesso vediamo che Gesù ci dice di vegliare. Perché? Ecco, serenità e serena vigilanza: gli estremi da tenere presenti sono sempre due. Serenità: Dio mi ama, sa come sostenermi, mi porterà in cielo lui. Vigilanza: Dio mi aiuta a crescere in modo semplice, sereno, pieno di buonsenso, alla mia portata, verso una vita piena di ogni bene; accogliendolo gradualmente in questo cammino vengo portato in una vita sempre più bella e gradualmente desidero entrare prima possibile nel massimo dei doni che Dio mi vuole elargire perché lì tutto rinasce e va a pienezza mentre altrove corro dietro a inganni. Dio trasforma anche queste scelte sbagliate in trampolini di lancio per aprirci più decisamente alla vita autentica. Ma se ci è possibile perché perdere tempo e non pazientare, perseverare, continuare ad avere fiducia, continuare sulla via che Dio ha predisposto per portarci verso la pienezza? Questo cammino è graduale ma Dio ci aiuta ad imparare ad avvederci che anche quando non siamo nella pienezza ogni minimo passo di apertura alla luce ci fa stare meglio, è un dono immenso ed è una tappa verso la pienezza. Ma perché se fondamentalmente mi sono aperto per grazia alla vita posso corrispondere con margini diversi? Ansie, schemi, programmi miei, attaccamenti affettivi… Voci interne ed esterne che mi possono confondere, condizionare, richiedono tempo perché impari a distinguerle dalla luce serena di Dio, perché la grazia di Dio dandomi sempre più vita mi aiuti a mettere le altre cose al loro giusto posto, nel quale le godrò sempre più mentre se le metto al posto di Dio le svuoto, le distorco. Gesù insegna anche a non lasciarsi ingannare. Come si fa? In un cammino Dio ci dona tutti gli aiuti necessari: lo Spirito, la Parola, i sacramenti, la preghiera, la comunità di crescita, il padre spirituale, la ricerca della volontà di Dio… Per esempio come è importante porre serena attenzione ai bivi che la vita presenta: Dio, i criteri della fede o le logiche terrene? È un cammino imparare a discernere, perché Dio mi aiuta a crescere ma non in modo disumano. Anche il confronto su questi bivi, sulle scelte concrete, col sereno e di lungo cammino padre spirituale può aiutare molto. Ma vorrei ben delineare la posizione dell’uomo verso Dio. Quando penso a ciò posso per grazia scoprire che per prima cosa Dio mi ama, mi sa sostenere pure con le mie debolezze, i miei peccati, mi salva lui. Per seconda cosa e per terza, fino alla millesima, punto tutto su Dio e allora così amato, sostenuto e salvato, sereno e fiducioso, liberamente desidero sempre più accogliere ogni granello di questa vita meravigliosa e piena di ogni bene. Felice anche che ogni minima mia apertura è un dono per tutti, in uno scambio reciproco. Entro sempre più nella circolazione dello Spirito tra il Padre e il Figlio, con tutte le persone dal cuore aperto. Mentre il peccato è chiusura a tale circolazione. Lo Spirito non può trasmettere il male. Il male può venire procurato agli altri o concretamente o come chiusura di una persona alla circolazione del bene nello Spirito.