Il prossimo sinodo sulla sinodalità: speranze, problemi, pericoli

Il prossimo sinodo sulla sinodalità: speranze, problemi, pericoli

Il prossimo sinodo dei vescovi sarà sulla sinodalità. Una strada essenziale che va ricercata nella fede. Favorire fin dalla scuola la libera maturazione spirituale, culturale, di ciascuno e lo scambio. Su questa via potrà svilupparsi una reale partecipazione e si potranno trovare insieme gli adeguati passaggi che tengano conto dei riferimenti sostanzialmente immutabili della fede e del loro possibile autentico incarnarsi nelle varie situazioni.

È fondamentale che maturi la consapevolezza che il popolo è l’unico legittimo detentore della scelta educativa. Finché sarà una ristretta oligarchia a decidere, il popolo rischierà sempre di essere tenuto in uno stato di minorità culturale e informativa. Una basilare carenza di autentica democrazia. Uscire dal talora di fatto spalleggiarsi delle opposte concezioni: identità chiuse e falso neutralismo (oppure omologato civismo o scambio senza sviluppo anche delle specifiche identità). Ecco, nei modi e nei tempi opportuni, la via per una rinascita democratica che potrà poi aiutare la stessa sinodalità.

La Chiesa dal canto suo può contribuire allo sviluppo di queste piste non solo scoprendole sempre più ma gradualmente imparando a cercare le adeguate vie per viverle. Infatti talora si può paradossalmente parlare facilmente di sinodalità senza valutarne le concrete difficoltà proprio perché si resta sul piano dello slogan. Il seme sta forse entrando e bisogna aiutarne l’evoluzione nella vita reale.

Va altresì osservato che la globalizzazione può condurre al dominio di pochi ricchi supportato dagli apparati e dalle loro logiche variamente telecomandate, tecnicistiche. Per cui a parlare di partecipazione può essere proprio il sistema del pensiero uniformato. Quello che spegne alla radice, nei cuori, la libera, vissuta, ricerca umana, la partecipazione, riducendo tutto al bianco o nero, alle astrazioni, delle opposte aspiranti oligarchie. Dunque parliamo di una possibile presa di coscienza difficile, contrastata. Forse dove la situazione matura potranno aiutare persone dell’oligarchia davvero illuminate in tal senso. Ma i tempi potrebbero risultare lentissimi mentre lo sviluppo del potere e del pensiero unico pare galoppare.

In tale situazione lo spegnimento della libera maturazione può stimolare e venire aggravato da una chiusura nel “particulare” che ostacola l’accoglienza reciproca, il formarsi di reti dal basso, la partecipazione. Dall’attuale pandemia  sorgono ulteriori domande sulla possibilità che il pensiero unico prenda rapidamente ancor più il sopravvento. Disposizioni pur talora necessarie potrebbero nascere da situazioni provocate ad arte e/o venire usate per altri fini. Uno stato emergenziale che può più facilmente isolare, confondere, le persone cogliendo il momento favorevole per esempio per far passare leggi capestro per il popolo, per un’autentica democrazia. La carenza di adeguati collegamenti tra la gente rivelerebbe ancor più il suo carattere esiziale.