Il padre spirituale e la fede

Prima viene Elia affermano le Scritture. Gesù dice ai farisei che non si sono nemmeno pentiti per credere a Giovanni Battista. E continuamente a chi gli pone domande sulla Legge risponde riferendosi alla Legge e ai profeti. Ossia a coloro che aiutano a vivere il senso sempre nuovo e più profondo della Legge, che altrimenti resta una vuota, formale, norma.

 

Vi è un problema capitale nella vita spirituale: Dio manda, almeno per un certo periodo, una persona specifica ad aiutare la crescita di un’altra. Non bisogna fidarsi necessariamente di tutti i preti o di tutti i formatori ma di quello che si è liberamente scelto nella preghiera e vedendosi confermati lungo il percorso di fede sì. Gesù nel brano sul Buon Pastore dice: le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono. E quando Egli manda una persona dietro, fatte le debite distinzioni, c’è Lui.

 

Se non vi è questa fiducia nel pastore si possono opporre come i farisei resistenze ad ogni piè sospinto senza mai lasciarsi portare oltre. Si tiene in mano il pallino della propria vita e si può prendere come i farisei a farsi vindici di una falsa giustizia a nome proprio e altrui: come mai i tuoi discepoli assumono cibo con mani impure? Ecco una delle mille domande che i farisei pongono a Gesù. Domande e obiezioni non come quelle dei discepoli che sperimentavano anch’essi difficoltà nella sequela di Cristo ma poi le superavano nel dialogo fiducioso con Lui, venendo condotti in una vita nuova. Ma piuttosto domande retoriche, che sapevano già la risposta giusta. 

 

Va dato tempo ad una persona di valutare nella preghiera e nel cammino in Gesù se quella guida spirituale è affidabile ma è fondamentale che poi quella persona se non ritiene di potersi fidare scelga un’altro riferimento. Una cosa è fare servizio in parrocchia accettando, entro certi equilibrati limiti, di collaborare con un parroco che non si considera particolarmente. Altra è crescere con una guida spirituale nella quale non si crede. 

 

Si smascherano allora tante vere motivazioni: perché resti in quella comunità di crescita se non credi nel suo pastore, nella sua guida, magari al di là di qualche limite che quello può manifestare (e sul quale puoi dialogare con lui) ma non tale da inficiare il poterti fidare? Tu che ti lamenti, rivendichi giustizia per te e per gli altri, stai facendo parte di un sindacato? Stai lì perché hai conosciuto qualche amicizia? Questo è un cammino di fede non un centro sociale. L’amicizia è benvenuta e qui la vera amicizia può nascere da un sincero percorso di fede mentre se resti in quel cammino solo per stare con gli amici fai loro del male perché inevitabilmente la tua stessa vita non trasmette questo aiuto a lasciarsi portare oltre. Se resti finisci per essere disonesto, come i farisei. Gli amici, anche quelle amicizie, puoi coltivarle fuori di quel percorso che non è il tuo. Io da laico avrei seguito in capo al mondo la guida che vedevo mandata per me da Dio mentre sarei rimasto, entro certi equilibrati limiti, in parrocchia, sul mio territorio, a fare servizio. 

 

Tale discorso vale per tutti: ognuno ha i propri punti su cui ha bisogno di crescere, i propri limiti che incidono sul discernimento che opera. Come uscirne senza la fiducia in qualcuno che ti porta oltre? Ma poi in particolare alcune persone potrebbero per la loro storia, dunque magari anche comprensibilmente agli occhi altrui e inconsapevolmente a quelli propri, rivelarsi votate ad incepparsi di continuo nei rapporti umani, a non lasciarsi aiutare da un’altra. Se tali persone ritengono di dover farsi formare da una guida qualsiasi resteranno nelle loro resistenze, difese e rivendicazioni anche magari in parte a ragione perché quella davvero può non essere la guida mandata da Dio per loro. Se invece esse cercano la guida inviata da Dio potranno più facilmente trovarsi davanti ad uno specchio: non ti fidi mai di nessuno, insegni a tutti come devono fare? O attribuisci prima o poi persino al padre spirituale limiti che invece sono fantasmi delle tue paure, delle tue strutturazioni?  Ecco che nella libera scelta della guida la verità può venire più facilmente a galla e aiutare a superare il problema.

 

Questo dunque implica che la comunità di crescita può cambiare nel tempo. Per esempio la tua guida può venire spostata in altri luoghi. Può risultare tra l’altro un aiuto a vivere profondamente l’amicizia ma a non mettere le persone al di sopra della tua crescita spirituale. Il moralismo delle risposte prefabbricate non orienta a tale abbandono fiducioso, riduce ogni cosa ad un fare, senza trovare le vie di una crescita autentica e può trasmettere l’obbligo di fidarsi anche circa la propria crescita del primo venuto.

 

Ciò non significa che la guida della comunità deve essere necessariamente anche il tuo padre spirituale, anche se io da laico avrei preferito ed ho preferito di gran lunga questa pista. La cosa secondo me importante, in un cammino graduale, è che la guida del gruppo potrebbe secondo te essere anche il tuo padre spirituale, per esempio se non ne avessi già uno. Vi sono tante altre cose da considerare: una consiste nella circostanza che ti senti chiamato a partecipare a questo cammino di fede comunitario ma non ancora ad avere um padre spirituale. Insomma ogni cosa nella libertà. Al tempo stesso è decisiva la citata direzione della fiducia nella guida del gruppo.

 

Questo del fare invece che del credere si rivela in mille modi, anche in quello qui considerato, uno dei possibili problemi principali nella vita della Chiesa. “Cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?” – domanda la folla a Gesù. “Questa è l’opera di Dio (prima e più che degli uomini. NdR)” – Cristo risponde – “credere in colui che Egli ha mandato” (Gv 6, 28-29).

 

Si tratta comunque di scelte libere da parte del discepolo. Fuori della libertà l’uomo non può trovare davvero sé stesso. E si è liberi se si è amati senza condizioni. Dunque, tranne evidenti casi di pericolo grave per gli altri, non sarà, non dovrebbe essere, mai la guida del gruppo a mandarti via. Essa ti aiuta a comprendere le vie autentiche della tua maturazione. Tra queste, gradualmente, appunto l’attenzione a scegliere nella preghiera e lungo il cammino concreto un padre spirituale di cui ci si fida.