Il canto che sorprende (raccolta)

Il canto che sorprende (raccolta)


Poesie nelle quali faccio cantare tante persone, in una persino Gesù. Spesso parla direttamente il protagonista. Sono storie inventate, nate però dalla vita di un prete che vive, cresce, in mezzo alla gente e ne sente il canto. “Maria da parte sua custodiva tutti questi fatti-parole lasciandoli condiscendere nel suo cuore” (Lc 2, 19).

Ferragosto

Nel lungo silenzio d’estate,
entrato il ristoro dell’anno,
la poesia saliva dalla carne e dal sangue,
come una caparra dell’assunzione.
Sentivo cantare la vita, persone,
l’umano dolore, le gioie,
nella sconfinata Compassione.

Pasqua

Ed ora anche tu mi sei vicina,
cosi’, senza dire ancora niente,
portata dai gelsomini,
cantata dal vento,
lasciando fare al tempo.

Via lucis

Nella cineteca della memoria
prendo il film della tua storia
con sorpresa sempre nuova
di mille sfumature inavvertite.
E cercandoti mi scopro,
lì sull’argine nebbioso,
a metà del primo tempo,
nell’ultima parola, non colta,
di quel canto,
ai titoli di coda.

Via dei miracoli

Come un lucignolo si spegne al vento
e la mano lo accarezza, coprendolo.
Così ti custodivo.
Come dal cielo viene il bello
e stupito senti un canto.
Così ci conoscevamo di nuovo
nel tempo.
Ed il Signore voleva che nulla
mi costasse fatica
e ci allietava Maria nella sua casa.

La dodicesima ora

Ogni sera che viene
è una sera che piango.
Riguardo il mattino.
Ogni terra che penso
è speranza lontana,
di giorni lontani,
che vedo soltanto
in una foto del futuro.
Ritorna la sera.
Ritorna il mio letto, la mia nave,
la mia solita nave di sempre,
in cui piango da solo terre lontane.
Ogni terra che penso
è una sera, è un mattino.
Ogni terra che penso domando:
sei forse tu la mia terra?

Predica di san Francesco

Voglio somigliare il tuo verso
al canto poverello ma terso
del fringuello, canti com’è bello
il Suo amore a tutto l’universo.
Il crocifisso è impresso dentro te
come al mite pettirosso,
ogni dolore senti, ogni pianto.
E tu somigli il Suo sguardo
al dolce sole di questo vespro
quando l’allodola torna al suo nido
e si ode il lieto eco del suo canto.
Alla colomba, all’aquila, al falco,
ti accosto, ad ogni volatile preposto
ad ogni canto, ad ogni volo,
a ricordarmi il cielo.

Redenzione

Poveri sterpi, brulle colline,
cemento, cemento
ed io che ti vedo,
ed io che ti sento.

Il sole triste della nomenklatura

Io non so più – diceva – che questo tempo
grigio dove tutto è spento, banale, senza senso.
E non vorrei morire come sciogliendomi
al vento, senza che alcuno veda.

Eppure ricordo l’odore dell’erba tagliata
nel campo di calcio e il “pensiero”
che soffiava nell’aria. E il pallido sole
nel cielo argentato non era triste più di tanto.

Vocazione matrimoniale di Lorenzo

In questa notte d’estate la campagna
nel silenzio stellato riposa
e nel silenzio ha mille parole.
L’ulivo assopendo risplende,
ti sogna Corinna, si vede.
La luna mi dice che t’amo
e più non rivela,
niente vuol dirmi di te.
E quel girasole che freme per l’alba forse parla per te?
Il rivo argentato sussurra:
“Aspetta domani, lasciati andare,
non senti il canto di questa lucente preghiera?”

Dio per compagno

Marcello che è triste, Filippa che grida,
il gatto che salta la palizzata, la verde
vallata nel sole d’estate, lo stadio
ha per spalti catene di alpi, che Maracanà…
Ed io ancora attendo, la gente che scende
nel sole sabatino, di festa (serena? Chissà?).
Io ancora attendo la tua nuova venuta, chissà…
Ma più di ogni cosa io vedo quell’aquilone
che vuole salire, salire, restare nel cielo, da te.

Conversione di Rainer all’edicola dolomitica

Mi aspettavi, benigno, ogni giorno
all’incrocio
tra il fiume nebbioso e l’argine antico,
appeso ancora a quella croce incorniciata da un tetto alpino.
Una lanosa stella ai tuoi piedi
ed un lucignolo bigio.
E mi parevi ogni giorno un poco
più chino, un poco più vicino…

Veglia dei miracoli

Nella notte tranquilla riposa,
rinasci, amata da ogni cosa.

Natale

Come i pastori andiamo alla stalla
se angeli ci hanno chiamato,
come i magi ci incamminiamo
se una stella ha brillato per noi…

La croce del sud

Ho amato la tua dedizione canina
più di ogni cosa.
Non per comodo uso da schiava,
ma per la pace dell’amore sicuro.
Hai amato la trasparenza colombina
della mia vita con la sua debolezza
più della forza felina, per poggiare
il tuo viso sul mio petto, fiduciosa.
Ma come ogni cosa, anche la più bella,
senza la stella è ben poca cosa,
ci perdevamo nel niente, per niente,
come chi troppe volte ha aperto e chiuso
porte e finestre della sua casa
e più non vede oltre.
Tu sei il dolore ed il riso dell’amore
perduto per niente e riavuto
scoprendo presente da sempre lì fuori
a due passi, nel cielo, una piccola stella.

Il colore del cielo

Di rosa e di rossi è fatto il mio canto
che spera in un cielo che ancora non è.
La fragile foglia dell’eucalipto rinfresca l’aria
di un fremito verde al soffio di un tempo
che però non viene. Nel folto del bosco filtra
una luce che prima non c’era e mi scopro
ancora mancante, io mancante, all’appuntamento.

La cognizione del dolore

La foglia dorata d’autunno
lasciata cadere al vento
come se fosse inverno,
senza potare quel ramo,
senza bagnare quel campo,
nel mite ristoro del sole
volata lontano.

Canto di Giuseppe

Sei come l’erba danzata dal vento,
docile, leggera, ma ferma nel vero
radicamento. E come questo campo
che amo tu sei, dove crebbe l’ulivo
d’argento che piantai per gioco,
fanciullo, non sapendo che il cielo
seminava per noi il suo bel tempo.
E se abbiamo patito, tanto sofferto,
è come ogni ruga d’ulivo d’argento.
Il mare in fondo alla campagna
sei anche, ché in te sempre mi perdo,
fiducioso, certo, di toccare la riva.

Il canto di Maria

Tutto e niente.
Niente senza di voi,
senza la gente.
Il canto che sento
è un canto che sente.
Shema’ Israel.

Canto di Natale

Nella notte di Natale, ultimo pastore
a venire un barbone: chiede aiuto
per la radio mal funzionante,
come a udire il canto degli angeli.

La rada

C’è una spiaggia lungo la rada
dove un tiepido sole splende
triste in questo novembre.
Lì tu celi e riveli il tuo mistero
e domandi sempre e non cerchi
più risposte.
Solo guardi il mare che brilla
e si perde nella foschia lontana
e non hai più domande
e domandi sempre.

Pellegrinaggio per l’Appia antica

Lucignoli fumiganti
per catacombe ancora
nella notte di Roma
del quo vadis.

La natura del vento

La notte nel silenzio le canzoni
volavano dai cuori nelle case
passando magari da bugigattoli
aperti al fresco dell’estate.

Il vento le portava, che’ sa molte
cose, le più nascoste pure.
Le posava discreto con un soffio
leggero nel riposo ignaro.

Erano sogni d’amore, preghiere
implorate da madri ansiose,
suppliche di pace ed altre belle cose
che sole la brezza può fare volare.

Una suora colombiana malata

Ti vidi come un lampo,
mille miglia lontano,
sorridevi al cielo
bagnata dal suo pianto.

Planavi in cordigliera
come il condor mirando
il cuore d’ogni uomo
salvato dal tuo volo.

Oblazione di Vincenzina

Alla luce sbilenca dalla soffitta buia
lo sguardo tendeva in attesa ogni sera
come venisse di là qualcosa
che in fondo non c’era,
come volasse uno sposo chimera.

Come il barlume fosse preghiera
venuta dal cielo
ed i camini sui tetti davanti
angeli santi in vedetta
per dare la buona novella.
Come miracolosa si rivelasse ogni cosa.

Preghiera

Era lì, all’ultimo banco della chiesa,
oltre la vetrata stormiva la quercia nel
vento maestrale diretto a primavera.

Notte di Natale

Nella notte di Natale
angeli cantano, pastori
vengono, stelle portano
magi sui loro cammelli.

Quieta la piccola luce
i cuori spaventati
e svela e fuga
il falco alto levato.

Il vuoto pneumatico

Le sirene lontane chiamano al lavoro
ma il lavoro non c’è sono solo ricordi
che esalano dalle nubi d’amianto
di questa alba rossa e già grigia
che rimane dentro come una ferita.
Ma io che vedo ogni cosa straniata
in questo tempo da un pensiero malato,
io sento anche un invincibile canto,
come il fiore germogliato nella crepa del muro,
come il verso imperterrito del gallo…

La natura della luce

L’amore nasce come un tramonto – diceva –
Un raggio di sole infiamma un breve tempo
e tutto trasluce, quieto, nel vespro,
nella naturale mancanza di senso.

Ma la favilla avvampò nel riposo
e Ti pensa ogni momento e si stupisce
e perdutamente si perde in questo vento.

La macchina del tempo

Boccali di vino lasciati sulla tavola vuota,
finestre schiuse sull’aia non più nota,
un giorno allegra di vita semplice e buona.
Può tornare anche il tempo su quella strada,
dove un gallo bastava a salvare l’anima nostra
e l’asinello era un messo del cielo che ci parlava.

Il fico (Osvaldo e Ludmilla)

C’è un sentiero lungo la riva,
dopo la casa bianca,
di pini e di mentuccia
fino al campo solitario
che vide amarci un giorno
soltanto. E tu ricordi ed io
ricordo che fu orgoglio o
timore o qualcos’altro solo.
Ed è così, perché ci amammo
tanto, che finì quell’amore,
facendosi eterno. E tu ricordi
ed io ricordo quel sole
tenue nel cielo argentato,
la mentuccia, i papaveri, il grano
ed il fico che piantammo per caso.
E tu ritorni ed io senza te ritorno
a cogliere ancora il frutto nuovo.

Ultimo giorno della vita nascosta, canto a Maria

Il pane fragrante nella piccola brace,
i panni stesi, la porta schiusa,
ogni cosa di te, intorno a te,
sommessa svelava una pace.
Tra la madia, la falegnameria, il piccolo orto,
imparai una piccola, semplice, via.
Piccino la notte sognavo che un manto di stelle
custodiva la terra dal male con un dolce canto.

Transito di san Giovanni della Croce

Aqui feliz estoy – dijo muriendo –
en mi alma todo canta y llora…
tambien las casas con tejados puntiagudos,
en la colina, estan hinchadas
hasta el punto de tomar vuelo…

(Traduzione:

Qui sto felice – disse morendo –
nella mia anima tutto canta e piange…
anche le case dai tetti aguzzi,
sulla collina, sono gonfie al punto
di prendere il volo…)

Una piccola vela nel mare

Io che veleggio su questa dolce barca
che il vento porta leggera ed alla sera
appoggio il peso della giornata alla tua riva
io più non so di porti-chimera senza rifugio
che l’uomo cerca perduto per mari sempre stranieri.
Sì, questa dolce barca che ora porta
anche voi, porta il mare alla terra
e la terra al mare, a questa costa
che così chiara separa e cuce
ogni cosa al cielo. Senza
essere vista, dopo la sera,
quando ogni domanda, stanca, riposa.

L’eterno dilemma

Le cose parlano al poeta,
il poeta fa parlare le cose?
Solo lo Spirito supera le prose
e svela al cuore il canto che
il mero ragionar nascose.

L’anniversario

Ancora cerco quel berretto giallo
che portavi nelle notti d’inverno
per scaldarti il capo.
Era quello il tuo segreto,
così brillava il tuo sguardo
in ogni tempo,
così guardavi il mondo…

La notte di Teresa

Per una strada che non vedo
verso un cielo che non sento
correndo, ferma, come il vento,
arde la neve, fiorisce il melo…

Teresa di Calcutta

…e la notte ora sento è il tuo petto che mi stringe e m’innamora…

Massimiliano Maria Kolbe

Ogni dolore grava sulle nostre spalle
– treno che corre, vento che soffia
e porta lontano le lacrime –
ogni dolore amaro – per la valle,
montagne nere e tramonti rossi –
ogni dolore – ad ogni fermata
una ferita da ricordare.

Chiamata di Frida

Il sole argentato imbianca questa rada,
il mare brilla della luce fioca, la foschia lontana…
Che cielo mi parla nell’alba roca dei gabbiani e così mite mi infuoca?

Un burocrate

Se il poeta col suo canto
rivela all’uomo quel che sente
che verso canterà di un uomo
grigio, indifferente, nella mente
pieno di gomene?
Forse quel canto strozzato in gola
sarà il grido che lo scuote?
E se è un vescovo o un prete
gli dice che questo non è amore?
Ma un cielo grigio resta non uguale,
al cercatore la costa svela mille insenature,
porti celati nella nebbia,
banchine forse solo semichiuse.

Compieta

Ci sia pace nel tuo cuore
lascia scendere la pace.
Senti? Bussa alle finestre
dalle brume della sera
e ti dona di ascoltare.
Tu aprile. Non temere
– ti dice – i fantasmi dell’inverno,
né la notte che viene.
Riposa. Io sono invece
nel crepitare del caminetto,
nel cagnolino beato
della tua presenza,
nelle semplici cose
contro le quali nulla
davvero può il male.

Avvento

Tutto canta della tua attesa
nella rossastra luce diffusa
che mite accarezza le morenti
foglie e le doglie discrete
dei rami nel viale che porta
a case quotidiane e misteriose…
Che tempo, quanto tempo,
ti resta? Tutto trasluce,
quieto, nel vespro, senza risposta…

Frammento 1

…ah, luce, ah, pace,
dell’Amore fatto umano,
che scioglie ogni tormento,
ogni oscuro cammino!

Frammento 2

… io che la vita ancora non so,
io che l’attendo, sempre più cose
io perdo e ti amo di meno e ti cerco
di più.

Tu ad Ischia d’estate

Nel cielo riarso d’estate nubi accaldate,
tristi, dileguano come fosse un miracolo.
Nella piazzetta, tra i pini e i fichi d’india,
due gatti contendono, nella siesta che odora
di aghi e di resina nuova. Ma il vento leggero
di questa isola anche di quel miagolare fa un dolce eco,
che culla il riposo dell’uomo. Le case bianche, screpolate,
sono fresche, di mura spesse, anche da esse giungono echi
di parole, di bimbi, di risa, di grida. Tutto è un eco di pace,
familiare, di riposo, di vacanza, che va oltre, come un incanto
che forse niente, nessuno, almeno per un poco, vuole davvero
rovinare. Tutto è un eco di te, naturale, anche
al cuore che ancora non ti vede.

Una madre

Ti rivedo nelle foto
bambina e poi sposa,
principessa di una fiaba,
ignara di ogni cosa
e poi ansiosa madre,
che scopriva stupita
un’altra vita e il cielo
che veniva.

Canto del pescatore

Tutto e niente, ogni cosa
è brezza del mare argentato.
Ancora veglia l’innamorato.
E mille stelle e vele sciolte
e reti colme e non colte
al povero pescatore d’aurore.

Il muro di cinta (ai grandi Leopardi e Montale)

Davanti a me, al sole, la pietra
di questo muro alto che vieta
un oltre alla terra e al cielo
e il glicine e la rosa lo sale sì
ma non di là di questo duro velo.
E non basta il canto
che canta canzoni nuove,
che tu dici: ora vedo, ora sento,
è la vita, è la vita che canta
il dolore, la gioia, la vita,
è il cardo, è la rosa, la margherita.
Preferisco pochi poveri versi
rasenti questa povera cinta
di campo, rasenti noi poveri cristi
che senza cielo ci siamo persi.

Innamorati

Non era così, non era di lì,
ma non fa nulla, l’amore
divorava anche quell’erta,
quella strada brulla.
E subito tornava la lavanda
e la mentuccia, in mezzo
al grano, ai papaveri,
alle rondini e al sole dell’estate.

Ricordi di un prete

I poveri palazzi di periferia
non mi hanno mai messo tristezza,
cio’ che fa male sono gli agglomerati
indifferenti, pare, al passo del vicino.
Dove la città digradava in campagna
le case si facevano basse, vedevo prati
di pecore, di mucche, di cavalli…
come un miracolo proprio sperato
tutto davvero era più semplice e buono.
La domenica dopo la siesta il prete
anziano s’incamminava forse da un amico
alle case della quercia, sul colle.
E tornava al tramonto col suo basco nero
calcato sulla fronte e la tonaca tonda,
ormai lo sapevo, che odorava di vino.
La gente scendeva al paese a folate
di famiglie, di amici, così modesta, essenziale,
da consolare il cuore nella sua povertà.
Ed io dal terrazzino vedevo nel campo
cavalli pezzati come fosse il Minnesota d’inverno al tempo dei cheyenne
e recitavo, spiazzato dalla prima
missione, sereno il salmo della sera.

Frammenti di un canto

Ah, che la terra canta
solo se canti tu…

E nella valle trema
l’antico paese laggiù
alla rugiada dell’alba.
E l’attesa lo scalda
di pace e di speranza…

Stupore fu al morente
forse il non morire
ma già vivere di più.

Canti della sera

…il tempo che starei con te
è un tempo tra la notte
e il giorno, nè farei molto…
con te sulla porta di casa,
a guardare il mondo che si quieta
e a sentire l’eco della sera
nelle nostre parole…

Un barbone

Che cielo verrà
che voi non avete conosciuto?
Noi morivamo sulla via
nel tepore di un mattino d’inverno
e tutto era così dolce
che ci pareva di sognare.

Emigranti

Ma queste pieghe invisibili del dolore
stanno annodate nelle linee di fogliame
tra i filari degli alberi, a metà tra noi
e l’orizzonte. Sono accettate comunemente,
mitemente, dal campo, dagli animali al pascolo.
La lunga autostrada si anima di amaro
e di speranza per un palpito segreto, che, come
naturalmente, si svela facendosi preghiera.

La vedova giovane e l’uomo perso

La sera stendi i panni al primo piano
– torni dal lavoro tra il vociare dei bambini
che giocano in piazza- ed io son sempre lì,
come non visto, a contemplare la tua morte
silenziosa e forte, io che come te vivo di figure
che si muovono a mezz’aria tra i volti di tutti i giorni,
di parole che odo e nessuno pronuncia,
di pensieri che confondono il passato,
il presente, il futuro, con la ruota del dolore.

Poesie dell’alba

Tuo il canto di campi
anelati da poesie dell’alba.
Mi fremevano parole nel cuore
a guizzi e a lampi.
Che aria nuova danzeranno
finalmente le distese di girasoli?

Luci nella via

In quell’anonima strada di periferia
chi avrebbe pensato di incontrare
la vita. Questo diceva confusa, nuova,
l’anziana signora. Le avessi potuto parlare,
le avrei detto del potersi fidare, del non credere
all’inganno solo viscerale. Le avrei detto:
se viene una luce lasciati portare,
non temere il deserto se lo vuole il cielo,
ma temi le verdi praterie senza notte,
né luna, né stelle, né pioggia, il lume artificiale.

Robertino

Il cantare delle cose
era il tuo sguardo
e suonatore Jones
allora ti chiamavo…

Abramo, che ebbe fede sperando contro ogni speranza

Niente.
Non vedo ancora niente lì sul monte.
Forse le stelle alpine sono le sole
a credere ancora ad un tempo che viene,
loro hanno in dono petali di lana per il vento e la neve.
Lì sulle cime calve battute dalla tramontana
vi è tanto turbinare che non alza in volo niente.
Ma una felicità insensata ancora pervade l’aria,
su per la mulattiera, ancora è come lana.

Conversione

Com’era bella la sera quella sera,
una canzone semplice cantava
non sarà una chimera ed intuivo:
davvero ci ameremo per sempre.
Che luce serena rischiarava l’aria,
che luce vera, semplice e buona
che dava vita, così spontanea
da non essere notata ma era
la fonte di ogni cosa. E che aria
alla campagna andava, umile
e tersa come l’anima tua.
La vita sapeva di lavanda
e di mentuccia ed era grano,
rondini, papaveri, il cardo,
l’olivo, luna nascente, margherita.

Secondi vespri

Giungevano quei campi
alla filanda,
poi al villaggio,
portati dagli olmi,
dai cornioli,
fino al bosco
che si faceva colle
quasi monte ed oltre
da un ribasso
si vedeva all’orizzonte
il mare
ed al tramonto
un sole enorme rosso…

Comunità in cammino con Maria e Gesù

Era come allora, tra gli ulivi
e il verde,
tra tetti di tegole consunte,
quella gioia fraterna
e sperante,
quella pace oltre le beghe
e tua madre silenziosa
che ascoltava sempre.

Canti ultimi

Tutto tace nella notte,
ogni cosa riposa
e il suo riposo è un canto.
Allo scrittoio ascolto
l’ultima poesia del giorno,
nella pace.

Il pregare della sera

Un eco che prima non c’era
sentivi la sera
come fosse ora quell’aia
interno della chiesa
e si ascoltasse
nel vespro naturale
la voce profonda delle cose,
ciascuna portata al suo riposo,
alla sua naturale dimora.

Il segreto del tempo

Quando veniva una luce di sera,
quella della luna, quella di una stella,
sentivo una dolcezza fiduciosa e serena.
Veniva una preghiera,
come dal cielo, come dalla terra
e vedevo dal convento le valli,
i villaggi,
portare il segreto del tempo,
che alcuno sapeva e ognuno conosceva.

Colle santuario (“Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco angeli gli si avvicinarono e lo servivano” Mt 4, 11).

Nella tersa notte delle distese,
delle colline ormai assopite,
piccole luci di strade, di case,
brillano nel segreto del tempo.
Semplice e bello, senza pretese
di glorie rinomate, di chiacchiere astruse.
Anche piccole luci sono corti
celesti di lucciole incantate.
Così è vedere da questo poggio
di grazia tutte le cose.

L’estate della risposta

Furtiva pare ogni cosa
nel freddo mattino invernale,
estranea la terra al mare.

Sconnesso ognuno, incerto,
cerca non sa cosa,
come un porto chimera,
una domanda ignota.

Il segreto del tempo (2)

Sparsi villaggi per i colli
specchiano qua e là raggi
del tramonto. Come fitte
lancinanti di luce o grida
di perché rivolte al cielo.
E velano e rivelano il segreto
del tempo, di ogni sentimento
umano che parla nel silenzio
e attende la risposta di qualcuno
chiedendola all’eterno.

L’amore ripiegato

Mai più scorgeremo il vecchio sentiero,
quel campo, l’amore dimentico d’altro.
Il sole d’argento più non riluce tra il grano
i papaveri, il ranuncolo giallo.
Un astro accecante ora perde
l’antico mistero nell’abbaglio di niente.

Diego Armando Maradona

Ra o ciel p’ ‘a povera ggente
ca maj ‘e vint niente,
senza “sant” in alt scfere?
Suffrenn ‘nzieme a la città.
Comm ma comm pnzar
chella punizzione, Pecci
non passava o’ pallone,
l’impossibble era niente.
Contr e’ llegg rella scienz
eppure chella ro potente.
Miracule p’ ‘a povera ggente.
E ancor p’ ‘e vie se legge:
Me crerev ca murev e stu juorno
nu o verev: 10 maggio 1987.

Frate Scolta

Scuoteva la brezza invernale
l’ombrellone alla spiaggia,
lasciato in attesa di qualcosa
che tornasse per restare.
Silenzio d’un tempo cessato
nel verde azzurro del mare,
nell’orizzonte lontano, come
chiaro invalicabile confine.
Allora stupore fu l’oltre
incommensurabile del vento.

Il canto che sorprende (1)

È la vita un canto,
perso talora
tra nebbie invernali
di strade tumultuose,
e un dì ritrovato
nel campo di grano
al sole di maggio.
Spera sempre quel Canto
e canta parole mai proferite
per te soltanto.

Il canto che sorprende (2)

Sempre ho atteso, come le margherite
e le rondini tra le spighe del campo,
il tuo canto, mi cantasse per incanto
un canto nuovo. Ecco ancora lo sento,
nell’umiltà del mio tempo e mi porta
e viene dalla terra e dal cielo.

Il canto del gallo ed altri prodigi

Di questa terra conosco ogni pozza,
ogni fosso,
di questo cielo so il variabile umore
ma tendente al rosa, di sera al rosso.
Di queste case porto i sentimenti
ad uno ad uno vivendoli nel petto,
gridando a più non posso all’eterno.
D’ogni cammino prevedo il percorso
quasi, avendo a lungo anch’io marciato
nel vento e nell’umano.
Ma d’ogni cosa resta il mistero,
resta lo scarto che cambia lo sguardo,
specchiato nelle acque del ruscello
come fosse il primo giorno.

Ritrovamenti

Lungomare delle cose svanite
e di quelle attese,
le bianche case, ormai lontane.
Quanto tempo perso nelle notti chiuse,
altrove, per lande desolate come il cuore.
Ora invece, piccole increspature,
le onde sono carezze, le nubi dileguate,
come un prodigio dell’estate che viene.
Sereno cammino sulle acque.

Taumaturgia dell’innesto della vite

Come gli inganni e le ferite del tempo
i giochi di luce che parevano tralci.
Ma il vecchio era stanco di voltare
il capo verso cose ormai svanite.
Qual messa ora l’innesto della vite,
lui come un prete nel rosso tramonto.

Un salto in paradiso

La poltrona al solito posto
parlava di te nel mese di agosto,
alla verde costiera venivo
a trovarti lo stesso
quando il sole imponeva
un tempo di riposo
e la strada era scintillante
deserto nella luce perso.

Pensiero unico

Alla riva del fiume ghiacciato
specchia veritiera ogni cosa
come se cantasse di questo gelo
ignara il dolore. Un bagliore
ad est della foschia la metropoli
non invano fa luccicare fioca.
È l’alba, tutto ancora riposa, già
chiama, chiama, la roca planata
di un gabbiano un tempo che sarà
e per qualcuno è già arrivato.

Nella luce e nel vento

Inesorabile materia, stante eppur leggera,
anche dentro un grande problema…
io conosco, io sento, anche in te
il soffio del vento. Solo ti svela
sempre più, tutta intera,
la luce del cuore, di cielo e di carne,
oltre ogni schema computazionale.
Pane e vino il segreto e riso e pianto
il canto e la casa il firmamento…

Sposalizio

1

Questa lunga mia notte
risplende nel tuo sguardo
fiducioso e tranquillo.
Raggi di luna lucente
filtrano nella stanza oscura,
come i tuoi occhi nel mio dolore.
Io mi addormento
fiducioso e tranquillo.

2

Lasciavi il silenzio di tutto,
restava solo la luce.
Imparai a filtrare
il grano dalla pula.
Ti scoprii lampada
ai miei passi
nella notte oscura.
Seppi che un cielo
sconosciuto mi pensava.
E ti amai come si ama la vita.

3

Vieni, entra, la porta è aperta
ed entra il vento e la luce delle stelle.
Vieni, entra, mentre ti attendo
dormendo e sognando.
A lungo ho camminato,
valli e monti ho traversato,
ora ti attendo nel mio riposo.
Vieni entra, siedi alla mia tavola e dimmi,
in questa notte di vento e di pace,
quella parola che diventa vino e pane.

Il deserto nella città

Un giorno d’agosto, ora ricordo,
fu un dono nascosto, ora lo so,
trovai poesia a forza strappandola
al brullo campo assolato di periferia,
all’ostinato silenzio del cielo,
al meschino agire, così facile all’uomo:
“ci deve essere un canto”, mi dissi…
e nulla potè fermarmi, passai il muro
invalicabile, d’aria e di pietra, ed entrai…

Fiducia

Stasera alla rotonda il cannocchiale
non dispiega che altro mare.
Più lontano, nitido, l’orizzonte
che nasconde i sogni dell’uomo
e i segreti del tempo.
Solo una nave ora si scorge appena,
osare l’impresa di toccare il domani delle persone.
In questa sera d’inverno, calato
un tepido sole, tutto riposa sereno.
Anche il dolore ed il male, come nel cannocchiale,
trovano più esatta collocazione.
Nel fresco pungente della notte
che viene
già entra il sapore dell’estate.

La speranza sorpresa

Un giorno ti vidi studiando al primo piano,
che più non ti speravo, apparire di lontano,
prendere la via di casa mia, venire dalle Americhe
forse o Singapore a sorprendermi il cuore.
E fu nuova tanto in fretta accolta che da sempre
mi parve conosciuta. Così era venuta, in quella stanza,
da quella via, un giorno improvvisa una luce
nell’anima mia. Così sarebbe venuta ancora
un giorno e un giorno ancora, a me, di sorpresa,
a stupire la mia lunga addolorata attesa…

Canti della sera (2)

…tra i fumi dell’inverno
che va alla primavera
e qualche fiore e qualche foglia,
ad ogni cosa intento
e solo alla soglia…

Cieli e terre

Forse un giorno mi chiederai
che stelle son queste,
se quelle che imparasti da me.
Tornano le feluche, portate
dal cielo che si oscura.
Tu risalivi la corrente di Antibes,
a sud dell’Oceano,
e ti chiedevi se un vento marino
ti prese o non t’ingannò
lo stanco gorgogliare delle acque.

Veduta dal monte Carmelo

Gli erti gradoni di queste colline
come quelli di un’anima in cerca
assetata di pace tra gli ulivi
ombreggianti, nella canicola d’estate.
Poi di lassù, tra le fronde, appare
il dipinto della campagna, alfine
abbandonata nel mare. Di lassù tutto
riposa, tutto trova il suo senso,
l’ordine naturale, semplice e bello.
E’ appena un ricordo com’era velato
al brillare tremolante della terra
madida come te, con te, per la salita.

Lunedì dell’angelo

Le mille ferite che il tempo m’ha fatto
si quietano in un barbaglio di luce,
nel mormorio delle cose
che culla il mio dormire.
Ora riposo, e lavora la vita
e tutto è una fitta di dolore
e una canzone dolce.

Breviario pasquale

In questo tempo di sera
sento un canto
come una sorpresa
che si rivela un appuntamento.
Non devo fare nulla, viene
ed io soltanto sento.
Sento il dolore per il vento
che scuote questo mondo
e più nel fondo una pace,
una speranza, in cui mi perdo
senza più alcun ragionamento.

Metaverso

Come una bolla portata dal vento
andava leggera, qua e là, senza senso,
recando immemore il suo sentimento
spento al comando venuto via radio.

L’alba inattesa

Di questa notte oscura
so l’alba che ora mi parla
inattesa, tersa, serena
come una strada nuova.

Non è solo morte la vita,
non è inganno senza senso.
I tetti del borgo, i pini,
rossi del mattino, la falce

di luna, cantano del grano
che un dì ancora matura,
e la vita sa di lavanda,
mentuccia, rondini e cielo.

La sala d’attesa

Nella sala d’attesa attende la vita
la gente sulle sedie in file pare,
del responso sanitario l’oracolo.
Tra compere da fare e vita eterna
sospesa, distratta dalle scarpe viola
di quella eccentrica signora bruna
discesa alla sala operatoria,
c’è chi infine ha tempo di ascoltare
tra le mille voci la serena, la vera.

Luglio al pronto soccorso

Oltre la vetrata le palme e il verde
come spuntasse un leone tra le felci,
come là in missione il personale
e il paziente che sente queste cose…
Azzurro il cielo sul pronto soccorso
è in questa domenica di luglio,
e sento che prego come naturalmente
e proprio qui con fiducia riposo.

Il potere del seme

Crescono filari di alberi
anche nella nebbia dell’agro,
silenziosi, perseveranti,
attirati da oltre le nubi…

Santuario della Madonna del Divino Amore

Da questo poggio guardi
dentro lo sguardo del cielo
distese serene di campi,
villaggi sparsi tra i colli,
gioie, dolori, dal vento
portati a questa casa
e soffri e senti e speri
e metti radici e bevi
a sorgenti, voli, riposi.

Lodi mattutine

Ora che la notte è passata
e la stella del mattino brilla
senza capire tutto comprendo
e contento entro nella pace.

E tersa è l’aria dell’alba
dal poggio alla verde campagna
ed ogni cosa tacendo parla
della chiave di ogni segreto.

Estate

Dai vecchi muri dell’isolana baia
guardano i gabbiani, come da noi
alle finestre la gente. Tra pini e fichi
d’India è tutto un trafficare di cose
di mare nascoste nel sole. E la notte al
primo assopire, e quasi pare che non
se ne veda una, cadono nel petto stelle.

Ta erkomena (Le cose venienti Gv 16,13)

Certe sere salpano su bianche golette
i pensieri, gonfia il vento le vele
segrete del cuore e l’oltre mi chiama
a riguardare all’orizzonte arcano,
dove il sole come ostia va nel mare.

Olio e vino (Lc 10, 34)

Come disegnava scheletri fantasma
un gioco d’ombre e bastava aprire
il lumino della sera lì vicino,
così da bambino veniva il cielo.

Matrimonio inatteso

Tempo che piega,
tempo che spezza,
tempo che bacia,
tempo che carezza.
Tempo di amare,
tempo di lasciarsi,
tempo di tornare
e mai più abbandonarsi.
E tempo dell’uomo
e tempo di Dio,
tu sai il segreto
del nostro cammino,
quella domanda
sul tuo passare
nel cuore dell’uomo,
stanco di aspettare.

L’umano dal cielo

Come una scarpa nel corridoio
all’ingresso del palazzo abitato,
o il verde prato dove i fiori
vedevo dei peschi nati per caso,
così sentivo il tempo spogliato,
uscito senza alcun senso umano,
vuoto, prima di udire del cielo.

Al vedere la stella gioirono di una gioia grande oltre (Mt 2, 10)

Celestino il sentiero, lucente della stella,
rincuorava il viandante nei campi perso
ed era un’altra cosa ora cercare la meta.

Nella notte oscura ogni via pareva vera,
ogni fruscio d’erba ovunque lo deviava
e nell’intricato bosco perdeva e si perdeva.