Gesu’, la Chiesa, il potere

Gesù nella sua vita terrena mi pare di vederlo seminare vita, non prospettare direttamente piani culturali e politici. Sarà la sua sequela a rinnovare la cultura. Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli sarà come un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. E le società potranno essere rinnovate dall’interno: date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Dunque Cristo distingue i piani. Questo è un punto fondamentale. Sarà il cammino di conversione a far maturare i discernimenti verso le varie situazioni politiche. 

 

Gesù non contrasta direttamente l’oppressore romano e mostra i pericoli di tanti orientamenti religiosi. Emerge la differenza tra la ricerca del vero e il potere. Il continuo vissuto tornare al Gesù dei vangeli è la sua proposta, che tende a sviluppare la cultura e la società. Gesù non parla di lotta armata contro i romani o contro i capi religiosi, tra l’altro venduti ai romani. Ma la via della vera maturazione evidenzia la differenza tra Dio e Cesare. Il Magnificat canta di una storia condotta da Dio con la collaborazione dei piccoli, non con il potere per il potere. 

 

Il lievito può fare fermentare tutta la pasta. Il vero problema è la conversione delle persone, senza la quale le organizzazioni in un modo o nell’altro volgono a vantaggio del tiranno. Certo le strutture sono necessarie, Gesù fonda la Chiesa. Ma anche essa è posta nella lotta con le potenze degli inferi. Queste non prevarranno perché nella Chiesa, pur con tutti i suoi limiti, vi è Cristo stesso.    

 

Insomma Gesù orienta ad una crescita a tutto campo alla sincera ricerca del vero, nella quale emerge ciò che vero non è. Quando non si cresce su questa strada si dà a Cesare quel che è di Dio. Cristo non contrasta direttamente ma nemmeno si allea con il potere. Lì, nella collusione, comincia il malessere e il disorientamento. Il cristiano cerca la pace ma una pace vera, che pacificamente rinnova. Non fugge il martirio. Comprensione, discernimento, accompagnamento, non mera furbizia.

 

Avrebbe permesso Gesù che i romani stabilissero chi poteva essere apostolo? Gli apostoli non hanno contrastato direttamente i poteri terreni, erano orientati a costruire nella pace ma di fronte a certe imposizioni sono andati nelle catacombe. Paradossalmente una Chiesa che fugge il martirio, che vuole sopravvivere per forza, rischia di spegnersi, se non fosse per la presenza di Gesù crocifisso e risorto. Lui conduce la storia ben al di là dei poteri mondani.

 

E il singolo, specifico, cristiano? Il cammino di ciascuno è graduale, non si deve meccanicamente vivere tutto subito ma portati dalla grazia che, accolta, viene sempre più. Cosa può scegliere un padre di famiglia, giornalista, costretto a mercificare il vero? Ad un certo punto del cammino preferirà vivere di elemosina, finché non trovi un nuovo lavoro. E un commerciante? Qualche piccolo buonsenso del venditore mi pare una questione diversa, proprio per questo la cito. 

 

Vi è un’altra questione: quando la ricerca fedele del vero porta a scambiare il vero con sé stessi e ad imporlo agli altri con ogni mezzo, escludendo gli altri comunque. Gesù dice che dove qualcuno dirà sono io o eccolo là non va seguito perché il regno di Dio è in mezzo a noi. Quando non sono messe in discussione le verità fondamentali bisogna accettare i limiti di certi discernimenti che ci paiono errati, come anche a noi può di certo sfuggire più di qualcosa. Ed essere attenti a cercare di accogliere la grazia, il dono, che può venire dagli altri. Lo Spirito ci condurrà verso la verità tutta intera sulla base della rivelazione virtualmente piena. Dimenticarlo e cristallizzarsi nelle proprie visuali significa dimenticare il vangelo.