Gesù e l’economia

Nei vangeli vediamo che Gesù mostra che le persone quando maturano vedono e vivono ogni cosa in modo nuovo. Il cambiamento dell’economia non può dunque ridursi alla proposta di fare del bene. Questo resterà un atteggiamento precario, calato dall’alto, perché non parte dalla radice autentica di ogni rinnovamento: la maturazione integrale.

Gesù non taccia le folle di egoismo né le spinge a fare del bene ma propone al momento giusto di lasciarsi portare verso la vita piena, la vita eterna, che può cominciare a crescere già qui sulla terra. Così il Figlio dell’uomo non accusa ma si commuove vedendo la gente non aiutata da alcuno a crescere. Nessuno, nemmeno lui, cresce senza l’aiuto degli altri. La vera rinascita sociale sta nel favorire, fin dalla scuola, la libera vissuta ricerca integrale di ciascuno ed in momenti distinti il solo allora autentico scambio.

Il mero fare, sia pure buono, resta appunto nello svuotamento tecnicista, nella vivisezione della persona in branche specializzate, in piste pratiche dunque che non l’aiutano a ritrovarsi più profondamente e la lasciano in balia di una formazione decisa dal potere. E quando il potere decide la formazione del popolo la democrazia è già morta, l’economia si è inaridita, ridotta a pseudo tecnica. Si possono colorare di un innocuo falso bene gli interessi del potere che vuole ciascuno mero individuo isolato consumatore perso in una massa anonima.