Due estremi

Due estremi

L’identità da sola può diventare chiusura. L’incontro da solo può diventare un eticismo omologante che svuota le persone e le rende meri isolati consumatori manipolabili. L’identità non può venire ridotta a vago omologante solidarismo perché per esempio il cristiano ha bisogno di essere formato alla luce di Gesù in tutti gli aspetti del cammino di crescita. La scuola se non vuole spegnere nell’appiattimento i giovani deve stimolare la loro libera vissuta ricerca identitaria a tutto campo. Il cristiano venire formato da insegnanti cristiani, il buddista da buddisti, l’ateo da atei e poi avere anche congrui momenti di scambio e di incontro con gli altri, di religioni e filosofie diverse. Almeno nei tempi e nei modi adeguati orientarsi in questa direzione. 

 

Rileviamo dunque due estremismi e non solo uno come qualcuno vuole far credere: l’identitarismo chiuso e il solidarismo omologante. Quando ci si vuole imporre anche con leggi e minacce, con i due pesi e le due misure, con l’uniformismo asfissiante dei media e della cultura, si rischia lo scivolare verso una dittatura soft che porta al crollo della società, privata di vita, di consapevole partecipazione. La gente si sente sempre più estranea ed estraniata da tutto questo. Il problema dunque non è solo la crisi economica. Anzi anche questa è appunto una lettura tecnicista, da pensiero unico, di una realtà invece di svuotamento, di isolamento, di manipolazione, delle persone. Di estraniazione da un sistema autoreferenziale che alimenta solo sé stesso.

 

Siamo ad un punto decisivo: o l’educazione resta nelle mani di pochi potenti, travestita più facilmente da civismo globalizzato. Nel qual caso si rischia il definitivo sfacelo; o finalmente torna nelle mani del popolo, dei legittimi detentori di questa libera personalissima scelta identitaria e nello scambio con gli altri, di diversi orientamenti. E allora si può sperare in una graduale rinascita. Anche nel superamento dell’intellettualoide, della guida isolata da una crescita variamente condivisa. Nel superamento delle fasulle elites. Vecchie e nuove.

 

Se il soggetto viene ridotto ad automa, crescente sarà la competizione con la tecnologia. La maturazione invece favorisce una complementarietà in una società rinnovata nello sguardo di un umano integrale. 

 

Questa autentica vissuta formazione stimola l’uscita dall’intellettualistica scissione della persona in ragione astratta, spirito disincarnato e resto pragmatico. Magari variamente giustapposti tra loro. Si può tornare alla coscienza spirituale e psicofisica, ossia al cuore, nella luce serena che scende a misura, come una colomba, su ciascuno. 

 

Si riaprono le porte della vita a rischio definitiva chiusura nelle spire del razionalismo, intrinsecamente tecnicista. Il giovane può rientrare in contatto col suo cuore semplice, libero, che riconosce naturalmente il dono della fede quando gli viene donata. Non lasciandosi più confondere da mille inceppamenti pseudoscientifici. Da cerebralismi che Gesù chiamava, nel greco dei vangeli, διαλογισμοι. Impariamo a non preparare prima le nostre risposte, ossia in modo schematico, astratto, prefabbricato ma a discernere sempre vissutamente, dal vivo, in modo personale, nell’ascolto dello Spirito, di ognuno, di ogni cultura. Tendenzialmente senza lasciarci ingabbiare da strutturazioni fasulle. In un continuo rinnovamento. Sempre più vicini alla comprensione profonda, integrale, di ciascuno, dei suoi bisogni, delle situazioni specifiche. Una sempre più matura, viva, consapevolezza del cuore. Orientata a cogliere ogni sfumatura.

 

Maria ha detto poche densissime parole: “Alla fine (dunque forse, tra l’altro, dopo varie oscillazioni tra astrattismo, spiritualismo, pragmatismo, che aiutano a cercare un oltre invece di bloccarsi di volta in volta in uno dei distorcenti riduttivismi del razionalismo. Ndr) il mio cuore immacolato trionferà”.

 

http://gpcentofanti.altervista.org/frutti-ricerca-del-discernimento/