Drammatico programma televisivo sui giovani

Ascolto un programma televisivo dove si cerca di comprendere perché i giovani non vanno più in Chiesa. Si sente rispondere che non sono capiti. Ciò mi pare molto vero. Dovunque sono andato ho trovato nei modi più diversi a seconda delle situazioni la via per avvicinare alla fede tanti giovani e tendenzialmente un numero sempre maggiore. Si sta aprendo la strada di una spiritualità serena, capace di capire tutto l’uomo specifico, attenta a tutti i suoi bisogni, ai graduali percorsi personali della crescita.

Ma vi è un problema alla radice, lo stesso che rende difficile per certi pastori il comprendere le persone: il razionalismo. La scuola del razionalismo falsamente neutrale ma anche la scuola cattolica impostata su fede e ragione, svuotano i giovani orientandoli a puntare tutto su un intellettualismo privo di ricerche profonde e alla fine sempre più omologante. Gli slanci della crescita viva, l’umanità di solo allora autentici scambi, sono assenti nella formazione dei ragazzi. Come poter superare le astrazioni e gli svuotamenti di certa educazione se non si aiutano i giovani a cercare davvero la vita in cui credono per trovare sé stessi e a scoprirne sempre più l’umanità anche, in momenti distinti, nello scambio specie dal vivo con i cercatori di altre visuali? Ma anche come non comprendere che qui vi è lo sradicamento della maturazione autentica in generazioni e generazioni di persone?

Il razionalismo chiude la persona in ragionamenti astratti. La via del cuore risolve tra l’altro con semplicità e buonsenso nella luce gli inceppamenti di un’astratta ragione. Un giovane sostiene che a causa della scienza non può più credere. Gli chiedo nella sua serena coscienza cosa percepisce. Se ha il dono della fede può dire di credere ed ecco spesso facilmente avviato a soluzione il problema. Passare dai ragionamenti schematici alla coscienza spirituale e psicofisica, al cuore, direttamente in contatto con la luce.

E una luce sempre più scoperta scendere delicatamente, a misura, come una colomba. Una luce che davvero aiuta a trovare sé stessi con semplicità e buonsenso. Una luce che orienta a tornare sempre più profondamente alla Parola, in specie al Gesù dei vangeli.

Circa quel giovane confuso dalle teorie evoluzioniste si può osservare, dopo il ritorno alla coscienza, che la Genesi parla non scientificamente ma con intuizione spirituale della gradualità della creazione perché Dio agisce con gradualità, delicatezza, verso il creato. L’evoluzionismo può manifestare profonde ascendenze cristiane. Ma mentre le ideologie chiudono al dialogo per esempio conducendo a reciproche irrisioni con i creazionisti il vivo ritorno alle scritture mostra che Dio trae l’uomo dal fango infondendogli l’anima. Ecco, anche il creazionismo ha le sue ragioni, tra cui questa.

Allo stesso modo gli schematismi razionalisti possono condurre a fughe nello spiritualismo o nel pragmatismo che non sono altro che figli ribelli di quella stessa cultura. Anche qui irrisioni reciproche, ideologiche, senza un dialogo che aiuti ad uscire dalle gabbie questa cultura.

Il cuore è in vivo contatto con la luce e in essa pone tendenzialmente in sintonia anche con le specifiche persone, imparando da tutti. Le logiche astratte chiudono in sé stessi, rendono sordi.

L’accanimento persino con cui certi pastori difendono la via di fede e ragione la dice lunga sul perché un programma cattolico mostra di non rendersi assolutamente conto delle devastazioni operate dalla cultura, dalla scuola, in quest’ultimo secolo.