Domande sul cammino sinodale

Difficile capire da poche frasi di un comunicato finale o da una breve intervista cosa si siano detti i vescovi nell’assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana.

Potremmo osservare che se si chiama un vescovo della presidenza e non si dovesse riuscire mai a parlarci la risposta di cosa sta cambiando per certi versi la ha si ha già sul campo. Riferimenti pur interessanti nelle poche righe ufficiali a ciò che può sbloccare profondamente e non solo sociologicamente la vita delle persone e della Chiesa sono però troppo sfocati per coglierne con più precisione il senso. Anche ciò non pare indicare una più profonda volontà di dialogo. Si potrebbe trattare più diffusamente dei temi dibattuti pur senza proporre sintesi.

Insieme a tutto questo manca il chiaro riferimento ad un salto di qualità. Si continua a parlare di problemi sociali concreti proponendo o sperando in soluzioni tecniche, materiali, senza cercare le radici di tante questioni specie in una formazione astratta, falsamente neutra, che svuota i giovani spogliando di tutto, nel tempo, la società. Non si cercano soluzioni almeno parziali, alla portata, in tal senso, per esempio in una nuova preparazione e partecipazione dei genitori cristiani agli studi dei figli. O forse vi si accenna in modo quasi impercettibile, con riferimento per esempio al dialogo intergenerazionale. Come se mettere in circolo stimoli fosse magari un’invasione di campo. Forse dunque tanti riflessi di strutturazioni mentali da apparato. Il tema di una maggiore partecipazione sui media non è nemmeno sfiorato.