Domande su san Francesco

Domande su san Francesco

Ci si può chiedere perché certi santi nella storia sono stati seguiti, pur in mezzo anche a difficoltà, da tantissima gente. La risposta più evidente e sicura è che tutto il buono è opera di Dio. Gesù è morto come un malfamato, con i discepoli che scappavano via. Eppure forse e ben più santo di qualsiasi santo.

Oggi vorrei porre qualche domanda su san Francesco. Ho letto tanti scritti suoi (forse tutti) e su di lui. Ma certo resto un dilettante circa la sua storia.

Forse si tende a pensare che in quell’epoca piena di contraddizioni anche nella Chiesa, di grandi sofferenze, il farsi povero colpiva i cuori di molti. Oggi forse la gente è toccata dalla sua semplicità, fatta propria da tanti francescani, uomini e donne, e specie diversi media sottolineano il suo amore per la natura.

Ma poterono bastare al suo tempo queste cose, o alcune, per avvicinare tanti? Mi chiedo con sempre maggiore insistenza se ciò che trasmetteva era la sua ricerca del cuore reale di Gesù, del suo reale, non riduttivamente “dottrinale” discernere, comportarsi. Cito alcuni suoi atteggiamenti, almeno così come vengono riportati. Nell’epoca delle crociate e dei roghi per gli eretici andò disarmato dal sultano. Diceva ai frati di amare i non credenti senza voler comunicare la fede se non con la vita vissuta e solo dove opportuno con le parole. Diceva, ancora, ai suoi confratelli di fare per un poco come da mamma e per un poco come da figlio l’uno per l’altro. Abbracciava i lebbrosi, considerava grazia di Dio sopportare con pazienza ingiustizie, incomprensioni e persino venire bastonato giungendo affaticato nella notte in un convento in realtà da lui fondato.

In genere dai racconti possiamo imnaginarlo, almeno io da profano, dolce nel tratto, sereno. Qualche volta si è innervosito ma invece di colorare di mille valide ragioni le sue sfuriate ha riconosciuto l’errore, ha chiesto perdono e, per esempio, ha raggiunto il fratello ormai impegnato nella penitenza davanti alla gente, vivendola anche lui. In un periodo in cui si minacciavano spesso le punizioni di Dio desiderava di portare tutti in Paradiso, invocando con fiducia, anche con le grazie della Chiesa, la misericordia di Dio. Ha voluto, almeno in certi periodi, che un altro guidasse il suo stesso ordine.

La povertà, la semplicità, l’amore per la natura, possono attirare germinalmente ma bastano anche a persuadere per una intera vita? O il nostro ha vissuto prima di tutto un amore particolare, vicino a quello di Gesù, frutto di un profondissimo cercare di centrarsi nella fede, nei criteri della fede, nel Gesù reale dei vangeli? Un amore tale da precorrere di secoli certe maturazioni alle quali siamo giunti oggi. Si tratta invece di mera, entusiastica, fantasia del nostro tempo? Una risposta sta nel fatto che tanti documenti non sono di oggi. E allora può colpire e far riflettere proprio che si parlasse anche allora di atteggiamenti ai quali nella cultura non pare si desse tutta questa importanza. Se per esempio qualche altro santo della sua epoca, noto per la sua dolcezza, riteneva, come pare forse anche da suoi scritti, che gli eretici era bene fossero messi al rogo.

Sono, come dicevo, semplici domande.