Domande a Spadaro

Domande a Spadaro

Sull’ultimo numero de La Civiltà Cattolica A. Spadaro edita un suo testo nel quale tratta di una via di riforma ecclesiale centrata su un’autentica crescita personale. Uno stimolo che in ciò viene da papa Francesco consiste nell’apertura ad un discernimento dai contorni non in tutto canalizzati dalle strutture mentali prevalenti. Ho sottolineato altrove che tale fecondo sommovimento, pur con i suoi possibili limiti, può contribuire nel tempo ad aprire per i fedeli un oltre, una strada più semplice e bella (https://gpcentofanti.altervista.org/una-chiesa-famiglia/ ).

 

Le impalcature di fondo asfittiche ed immutabili del razionalismo non hanno certo aiutato la ricerca di un rinnovamento integrale, fin dalle impostazioni essenziali. Dunque non pare diffusa, nelle gerarchie, una sete di avvicinarsi sempre più al discernere concreto, divino e umano, di Gesù. Anche le succitate strade innovative rischiano in diversi casi di divenire acquisizioni presto assorbite nella precedente staticità. 

 

Qui sta un punto fondamentale di domanda all’intervento di Spadaro. Una scarsa sete di Luce può comportare il restare chiusi nella propria pur innovativa esperienza. Non si ritiene, di fatto, possibile imparare piste nuove e feconde da altri. Si ritiene di poterle imparare casomai da persone catalogate istituzionalmente in base a ruoli e competenze. La prudenza nel non dare adito agli spiriti cattivi di cui tratta il direttore della rivista prevale spesso sull’accoglienza, anche sui media, di voci e stimoli nuovi. 

 

Prima di tutto pare talora carente l’attenzione profonda, integrale, ad ogni specifico uomo, ai suoi bisogni. Permane una mentalità variamente libresca. Lo dimostra in qualche caso l’assenza di problematicità nel considerare questi temi della crescita condivisa, partecipata. Suscita domande su tali scie la poca attenzione, nemmeno nei modi e nei tempi adeguati, allo sviluppo delle identità, senza il quale l’incontro, la solidarietà, rischiano di divenire pensiero astratto, unico, a favore dei pochi ricchi e potenti che sempre più dominano il mondo spogliandolo di tutto. 

 

Le aperture formalistiche facilitano il prevalere di nuovi codici prefabbricati, il favorire con evidenza parti politiche in un’epoca di vuoto assoluto, dando fiato ad un apparato ormai boccheggiante. Mentre si potrebbero aprire vie per una ricerca anche politica più semplice e autentica. Più capace di ascoltare, capire, la gente e di favorirne, fin dalla scuola, la libera maturazione e dunque poi la partecipazione. 

 

Il testo di p. Spadaro pare insomma gettare un qualche parziale seme di novità per qualcuno che creda davvero a quelle parole.