Discernere nell’eucaristia

Discernere nell’eucaristia

Gv 7: 14Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. 15I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?». 16Gesù rispose loro: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. 17Chi vuol fare la sua volontà, riconoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. 

 

Sarebbe bella una ricerca dove tutti potessero partecipare, se hanno qualcosa da dire, anche sui media. Invece di vedere prevalere competenze formali che rischiano di finire in logiche di apparato dove dicono tutti le stesse cose. Una comunicazione di sistema contribuisce a spegnere la crescita. Perché ci meravigliamo dello svuotamento di tutto se tutto è visto in chiave tecnica, fin dalla scuola. Senza, nei modi e nei tempi adeguati, libera formazione nelle identità e nello scambio tra di esse. Il solo scambio significa restare nel pensiero unico imperante, se non rinforzarlo.

 

Alcuni notabili si scandalizzavano perché Gesù non era inserito nei meccanismi dei ruoli e delle competenze. Ma non avviene talora anche oggi così? Ordinariamente tanto più dove si matura per grazia una spiritualità non schematica ma attenta alla specifica persona allora tutto l’uomo è condotto nel mistero e un piccolo può contribuire a rinnovare la cultura, la pastorale, a tutto campo. 

 

Perfino qualche filosofo ateo ha intuito questo, come Heidegger che ha detto che ormai solo un Dio ci può salvare e che pensare è ringraziare (denken ist danken).