Come viene l’oltre di Gesù?

Come viene l’oltre di Gesù?

Cosa può aiutare una guida strutturata, chiusa, negli schematismi e nei riduzionismi del razionalismo (si veda per esempio https://gpcentofanti.altervista.org/i-rapporti-tra-i-principali-orientamenti-ecclesiali/ ) ad aprirsi ad un oltre? Le strutturazioni riduttive chiudono perché mettono dei paletti ben poco consapevoli al proprio discernimento mentre il cuore aperto alla luce serena, a misura, può venire rinnovato di continuo, integralmente.

 

La ragione astratta lascia ai margini un’anima disincarnata ed un resto emozionale-pratico della vita di una persona. La vita concreta orienta però chi vive in queste scissioni del razionalismo ad attenuarle rendendone meno immediatamente evidenti gli inconvenienti. 

 

Lo spiritualista sarà meno attento all’umano concreto ma non così tanto da isolarsi del tutto in un proprio mondo etereo. Sarà meno interessato, attento, capace, di discernere la vita integrale delle persone, di comprendere i loro bisogni. Dunque troverà più difficoltà ad avvicinare tanta gente. Finirà per formare cerchie più interessate alla fede ed in questa cultura di fondo razionalista non così capaci di tematizzare le forzature, le incomprensioni, di una crescita meno autenticamente incarnata.

 

Il razionalista potrà attirare persone rigide, schematiche, intellettualiste, strutturate secondo le dinamiche delle astratte logiche conservatrici o progressiste. La guida razionalista potrà dunque trovare qualche seguito in certi ambienti ma faticherà ad avvicinare tantissime altre persone. 

 

Il formatore pragmatico coinvolgerà gente che vuole impegnarsi concretamente, spesso più attenta all’amore fraterno che alla sua fonte che è Dio, nel suo Spirito. E anche qui tanti non saranno consapevoli di venire aiutati meno a trovare il bandolo profondo della propria vita, di venire orientati ad agire più sulle proprie in realtà inesistenti forze che appoggiandosi a Dio. Con tutte le difficoltà anche comunitarie del centramento sul proprio ego.

 

Minore comprensione profonda ed equilibrata di sé stessi e degli altri, minore sciogliersi di nodi, aprirsi di strade, nella vita delle persone, della società. Pensiamo alla scuola. Si è passati dal razionalismo di volere imporre il cristianesimo a tutti allo spiritualismo di ritirarsi nelle parrocchie lasciando generazioni di giovani alla mercé di una cultura scolastica intellettualista, falsamente neutra, giungendo al pragmatismo di un incontro senza in momenti distinti adeguato sviluppo delle identità. Trasmettendo l’omologante e svuotante pseudo valore di una solidarietà pseudo-logica, non frutto di vive ricerche spirituali-filosofiche.

 

Si è imposta razionalisticamente una religione delle regole astratte, accusando la gente di vivere una fede “fai da te”; o ci si è rifugiati in un elitarismo spiritualista di chi è più chiamato a coltivare la fede ma in tale cultura non potendo avvedersi di tanti discernimenti meno incarnati a misura, di un rifugiarsi in un mondo celeste delegando con sospetto ad una in realtà pseudo-scienza, tecnicista, la gestione della vita concreta; o ancora si è finiti nello svuotante, omologante, solidarismo, pacifismo, senza anche adeguato sviluppo identitario, di cui sopra. 

 

Le chiusure del razionalismo inducono anche nella Chiesa le gerarchie di volta in volta prevalenti ad imporre il proprio orientamento dando ben poco spazio agli altri. Ciò può avere paradossalmente costretto ad un confronto con mentalità diverse. La vita personale e quella sociale, specie quando strutturata riduttivamente come nel razionalismo di fondo che accomuna le tendenze qui citate, non di rado viene stimolata ad un qualche aggiustamento quando rischia una più seria crisi. Crisi di apparati messi in disparte, o crisi personali, di rapporti umani, o ancora, alla fine, crisi di un’intera società svuotata dal tecnicismo, dal mero fare, di fondo. Che rischia anche nella Chiesa di stabilizzarsi a causa dell’impero mediatico del pensiero unico, gestito da pochi potenti in realtà anch’essi schiavi di tale cultura.

 

Un punto dunque che inganna è proprio quell’aggiustamento, specie nella vita personale, che aiuta a sopravvivere non stimolando però l’apertura ad un più profondo nuovo. Si può osservare che in mezzo a tante difficoltà è la gente che in qualche modo vive molto gradualmente una sua sintesi, anche verso il nuovo, verso il sempre nuovo manifestarsi di Gesù, Dio e uomo. Una spiritualità (dallo spiritualismo) in cammino graduale, a misura della specifica persona (dal pragmatismo), grazie e verso i riferimenti essenziali della fede (dal razionalismo, dottrinarismo). Una spiritualità dunque capace nel tempo di rinnovare tutta l’umanità della persona, anche la sua cultura. In una Chiesa dominata dagli apparati un cambiamento potrebbe venire per esempio da un pontefice illuminato di luce nuova. Un uomo che, prima di tutto, apra ad una più libera e sincera partecipazione, a cominciare dagli altri vescovi (https://gpcentofanti.altervista.org/un-racconto-breve-habemus-papam/). Un aiuto potrebbe venire da pastori sinceri, che prendano ad intuire l’aprirsi di vie nuove. Un profondo lasciarsi portare oltre della Chiesa potrebbe salvare la stessa società. La vita delle società infatti può giungere ad incontrare più ostacoli rispetto al cammino del singolo. Nel lungo periodo di svuotamento in svuotamento si può pervenire al crollo definitivo di una civiltà (la nostra è, appunto, quella del razionalismo). Come la storia dimostra.