Canti in questo difficile tempo

Canti in questo difficile tempo

Canti in questo difficile tempo

Le gabbie invisibili

Andammo via come fosse il vento
sacco forato di sorrisi senza
senso,
come destino eternamente avverso
all’oltre del muro.
Marciavano dentro invisibili bolle
di mago.
Naturale il silenzio mattutino del gallo,
il sibilare sinistro della moka sul fornello,
il contropedale del ciclista alla crono del Giro.

La cognizione del dolore

La foglia dorata d’autunno
lasciata cadere al vento
come se fosse inverno,
senza potare quel ramo,
senza bagnare quel campo,
nel mite ristoro del sole
volata lontano.

Pellegrinaggio per l’Appia antica

Lucignoli fumiganti
per catacombe ancora
nella notte di Roma
del quo vadis.

Via dei miracoli

Come un lucignolo si spegne al vento
e la mano lo accarezza, coprendolo.
Così ti custodivo.
Come dal cielo viene il bello
e stupito senti un canto.
Così ci conoscevamo di nuovo
nel tempo.
Ed il Signore voleva che nulla
mi costasse fatica
e ci allietava Maria nella sua casa.

Oblazione di Vincenzina

Alla luce sbilenca dalla soffitta buia
lo sguardo tendeva in attesa ogni sera.
Come venisse di là qualcosa che in fondo
non c’era, come volasse uno sposo chimera.
Come il barlume fosse preghiera venuta
dal cielo
ed i camini sui tetti davanti angeli santi
in vedetta per dare la buona novella.
Come miracolosa si rivelasse ogni cosa.

La natura del vento

La notte nel silenzio le canzoni
volavano dai cuori nelle case
passando magari da bugigattoli
aperti al fresco dell’estate.

Il vento le portava, che’ sa molte
cose, le più nascoste pure.
Le posava discreto con un soffio
leggero nel riposo ignaro.

Erano sogni d’amore, preghiere
implorate da madri ansiose,
suppliche di pace ed altre belle cose
che sole la brezza può fare volare.

Vocazione matrimoniale di Lorenzo

In questa notte d’estate la campagna
nel silenzio stellato riposa
e nel silenzio ha mille parole.
L’ulivo assopendo risplende, ti sogna Corinna, si vede.
La luna mi dice che t’amo e più non rivela,
niente vuol dirmi di te.
E quel girasole che freme per l’alba forse parla per te?
Il rivo argentato sussurra: “Aspetta domani, lasciati andare, non senti il canto di questa lucente preghiera?”.

Frammento 3

Era lì all’ultimo banco della chiesa,
oltre la vetrata stormiva la quercia
nel vento di maestrale che andava
a primavera.

Conversione di Rainer all’edicola dolomitica

Mi aspettavi, benigno, ogni giorno
all’incrocio
tra il fiume nebbioso e l’argine antico,
appeso ancora a quella croce incorniciata
da un tetto alpino.
Una lanosa stella ai tuoi piedi ed un
lucignolo bigio.
E mi parevi ogni giorno un poco più chino,
un poco più vicino…

Il vuoto pneumatico

Le sirene lontane chiamano al lavoro
ma il lavoro non c’è sono solo ricordi
che esalano dalle nubi d’amianto
di questa alba rossa e già grigia
che rimane dentro come una ferita.
Ma io che vedo ogni cosa straniata
in questo tempo da un pensiero malato,
io sento anche un invicibile canto,
come il fiore germogliato nella crepa del muro,
come il verso imperterrito del gallo…

Il sole triste della nomenklatura

Io non so più – diceva – che questo tempo
grigio dove tutto è spento, banale, senza senso.
E non vorrei morire come sciogliendomi
al vento, senza che alcuno veda.

Eppure ricordo l’odore dell’erba tagliata
nel campo di calcio e il “pensiero”
che soffiava nell’aria. E il pallido sole
nel cielo argentato non era triste più di tanto.

La natura della luce

L’amore nasce come un tramonto – diceva –
Un raggio di sole infiamma un breve tempo
e tutto trasluce, quieto, nel vespro,
nella naturale mancanza di senso.

Ma la favilla avvampò nel riposo
e Ti pensa ogni momento e si stupisce
e perdutamente si perde in questo vento.

La rada

C’è una spiaggia lungo la rada
dove un tiepido sole splende
triste in questo novembre.
Lì tu celi e riveli il tuo mistero
e domandi sempre e non cerchi
più risposte. Solo guardi il mare
che brilla e si perde nella foschia
lontana e non hai più domande
e domandi sempre.

Chiamata di Frida

Il sole argentato imbianca questa rada,
il mare brilla della luce fioca, la foschia lontana…
Che cielo mi parla nell’alba roca dei gabbiani e così mite mi infuoca?

Teresa di Calcutta

…e la notte ora sento è il tuo petto che mi stringe e m’innamora…

Avvento

Tutto canta della tua attesa
nella rossastra luce diffusa
che mite accarezza le morenti
foglie e le doglie discrete
dei rami nel viale che porta
a case quotidiane e misteriose…
Che tempo, quanto tempo,
ti resta? Tutto trasluce,
quieto, nel vespro, senza risposta…

Frammento b

…ah, luce, ah, pace,
dell’Amore fatto umano,
che scioglie ogni tormento,
ogni oscuro cammino!

Canto del pescatore

Tutto e niente, ogni cosa
è brezza del mare argentato.
Ancora veglia l’innamorato.
E mille stelle e vele sciolte
e reti colme e non colte
al povero pescatore d’aurore.

Ricordi di un prete

I poveri palazzi di periferia
non mi hanno mai messo tristezza,
cio’ che fa male sono gli agglomerati
indifferenti, pare, al passo del vicino.
Dove la città digradava in campagna
le case si facevano basse, vedevo prati
di pecore, di mucche, di cavalli…
come un miracolo proprio sperato
tutto davvero era più semplice e buono.
La domenica dopo la siesta il prete
anziano s’incamminava forse da un amico
alle case della quercia, sul colle.
E tornava al tramonto col suo basco nero
calcato sulla fronte e la tonaca tonda,
ormai lo sapevo, che odorava di vino.
La gente scendeva al paese a folate
di famiglie, di amici, così modesta, essenziale,
da consolare il cuore nella sua povertà.
Ed io dal terrazzino vedevo nel campo
cavalli pezzati come fosse il Minnesota d’inverno al tempo dei cheyenne
e recitavo, spiazzato dalla prima
missione, sereno il salmo della sera.

Breviario pasquale

In questo tempo di sera
sento un canto
come una sorpresa
che si rivela un appuntamento.
Non devo fare nulla, viene
ed io soltanto sento.
Sento il dolore per il vento
che scuote questo mondo
e più nel fondo una pace,
una speranza, in cui mi perdo
senza più alcun ragionamento.

Da:
https://gpcentofanti.altervista.org/piccolo-magnificat-un-canto-di-tanti-canti/