Canti dalla Madonna del Divino Amore

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Poesie nelle quali faccio cantare tante persone, in una persino Gesù. Spesso parla direttamente il protagonista, anche dove non è citato un nome. Sono storie inventate, nate però dalla vita di un prete che vive, cresce, in mezzo alla gente e ne sente il canto. “Maria da parte sua custodiva tutte queste parole-fatti lasciandole condiscendere nel suo cuore” (Lc 2, 19).

Misteriosa centralità della Madonna del Divino Amore*

…ah, luce, ah, pace,
dell’Amore fatto umano,
che scioglie ogni tormento,
ogni oscuro cammino!

Colle santuario

Nella tersa notte delle distese,
delle colline ormai assopite,
piccole luci di strade, di case,
brillano nel segreto del tempo.
Semplice e bello, senza pretese
di glorie rinomate, di chiacchiere astruse.
Anche piccole luci sono corti
celesti di lucciole incantate.
Così è vedere da questo poggio
di grazia tutte le cose.

Il segreto del tempo

Quando veniva una luce di sera,
quella della luna, quella di una stella,
sentivo una dolcezza fiduciosa e serena.
Veniva una preghiera,
come dal cielo, come dalla terra
e vedevo dal convento le valli,
i villaggi,
portare il segreto del tempo,
che alcuno sapeva e ognuno conosceva.

Il segreto del tempo (2)

Sparsi villaggi per i colli
specchiano qua e là raggi
del tramonto. Come fitte
lancinanti di luce o grida
di perché rivolte al cielo.
E velano e rivelano il segreto
del tempo, di ogni sentimento
umano che parla nel silenzio
e attende la risposta di qualcuno
chiedendola all’eterno.

Pellegrinaggio per l’Appia antica

Lucignoli fumiganti
per catacombe ancora
nella notte di Roma
del quo vadis.

Santuario della Madonna del Divino Amore

Da questo poggio guardi
dentro lo sguardo del cielo
distese serene di campi,
villaggi sparsi tra i colli,
gioie, dolori, dal vento
portati a questa casa
e soffri e senti e speri
e metti radici e bevi
a sorgenti, voli, riposi.

Lodi mattutine

Ora che la notte è passata
e la stella del mattino brilla
senza capire tutto comprendo
e contento entro nella pace.
E tersa è l’aria dell’alba
dal poggio alla verde campagna
ed ogni cosa tacendo parla
della chiave di ogni segreto.

La grazia dell’estate

Ma cadono stelle nel petto
la notte al primo assopire
– e non se ne vede una –
e cosa canta allora la luna?

Preghiera

Era lì, all’ultimo banco della chiesa,
oltre la vetrata stormiva la quercia
nel vento di maestrale che andava a primavera.

La fede e il mero fare

Su quel poggio nella sera leggera
– sparse nubi al tramonto del sole,
colli e piane per poco infiammate –
mi portava il tempo nella pace.
Non più inganni le voci confuse
nel cuore o portate da venti
di scienze ferite, potere,
in quei raggi tutto era mite.
Eran luci che tingevano cose
di vedute inattese e campi arati
come alfin respirare
l’aria persa nell’ansia del fare.

Santuario mariano

Eri vento che soffia nella notte delle tempeste
portando via ogni nube, ogni lampo, all’alba impensata pace nuova trovando.

E campo di grano tu eri, margherite, rondini
e cielo, falce di luna ancora nel giorno pieno,
che di lavanda e mentuccia sapeva sul verde
poggio.

Lì dove tutto vedevo come dalla terra, come dal cielo
e sempre attendevo il nuovo venire del vento.

Ultimo giorno della vita nascosta, canto a Maria

Il pane fragrante nella piccola brace,
i panni stesi, la porta schiusa,
ogni cosa di te, intorno a te,
sommessa svelava una pace.
Tra la madia, la falegnameria, il piccolo orto,
imparai una piccola, semplice, via.
Piccino la notte sognavo che un manto di stelle
custodiva la terra dal male con un dolce canto.

Canto di Giuseppe

Sei come l’erba danzata dal vento,
docile, leggera, ma ferma nel vero
radicamento. E come questo campo
che amo tu sei, dove crebbe l’ulivo
d’argento che piantai per gioco,
fanciullo, non sapendo che il cielo
seminava per noi il suo bel tempo.
E se abbiamo patito, tanto sofferto,
è come ogni ruga d’ulivo d’argento.
Il mare in fondo alla campagna
sei anche, ché in te sempre mi perdo,
fiducioso, certo, di toccare la riva.

Il canto di Maria

Tutto e niente.
Niente senza di voi,
senza la gente.
Il canto che sento
è un canto che sente.
Shema’ Israel.

Piazza del santuario

Luci del borgo antico nella notte,
gialle come la pietra di queste case
oranti da sempre nel semplice ora!

Al pellegrino voi ricordate segreti
che sciolgono nodi e aprono strade,
per questo in quel dì venni a cercarvi.

Era quando perso in oscuro cielo
seppi dell’inarrivabile oltre
che veniva pur dove io non pensavo.

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