Attesa di una mediazione: razionalista o traboccamento?

Attesa di una mediazione: razionalista o traboccamento?

Nella Chiesa forse non pochi avvertono il bisogno di una medietà nel cammino comune. Ma un rischio può essere quello di una medietà astratta, “matematica”. Alla fine una ragione astratta che prende in modo variamente meccanico qualcosa di qua e qualcosa di là. Quanto ci vorrà per avvicinarsi al traboccamento, all’oltre del discernere del cuore divino e umano di Gesù? Lì si riaprono tutti gli orizzonti personali, ecclesiali e sociali. L’amore vivo di Gesù che comprende e accompagna gli uomini, le situazioni specifiche, in un adeguato, sereno, cammino di maturazione. Rendendo gradualmente partecipi.

Vi è dunque una maturazione della coscienza spirituale e psicofisica, ossia del cuore, nella luce serena, a misura o invece il paradigma fede e ragione, ossia anima disincarnata (discernimento delle sole intenzioni non dell’umano integrale), ragione astratta e resto dell’umano pragmatico. Tale paradigma sta conducendo la società al crollo col prevalere di una tecnica omologante, dei codici degli apparati, finendo nelle mani della finanza e dei padroni di internet. Un meccanismo così radicato, il razionalismo, che persino nella Chiesa lo hanno fatto proprio in un modo o nell’altro molti.

Estremizzando per semplificare: razionalismo delle risposte prefabbricate, la societas christiana; rifiuto del razionalismo ma restando nel suo quadro di riferimento generale: scelta spiritualista, le mere intenzioni dell’anima, con minore attenzione ad un discernimento spirituale e umano, un resto di puri e duri; rifiuto del razionalismo ma restando nel suo quadro di riferimento generale: pragmatismo della vita concreta, incontro con ogni uomo ma con minore attenzione allo sviluppo, almeno nei modi e nei tempi adeguati, anche delle identità, senza il quale non si capisce cosa si incontra. Sono, come dicevo sopra, i tre riduzionismi del razionalismo: ragione astratta, anima disincarnata e resto pragmatico dell’umano.

Un meccanismo così radicato e pervasivo che sembra impossibile uscirne fuori al punto che vari filosofi, come Heidegger, hanno in sostanza affermato che ormai solo un Dio ci può salvare. Ultimamente tendenze in qualche misura più pragmatiste hanno per certi aspetti scombussolato tale situazione mostrando a molti delle gerarchie ecclesiali che non avevano compreso tutto, come credevano. Hanno stimolato l’uscita dagli orientamenti che di fatto, reciprocamente sostenendosi, hanno finora prevalso nella storia del cattolicesimo, razionalismo e spiritualismo, Tommaso d’Aquino e Agostino, Aristotele e Platone. Ma un certo pragmatismo resta nel quadro razionalista.

Bisogna tornare, scoprire in modo nuovo, l’umano semplice vissuto a misura: fin dalla scuola, la vissuta ricerca delle identità e lo scambio tra esse. Non solo identità, non solo scambio. In tal caso restiamo nei riduzionismi del razionalismo che si combattono ma in realtà si spalleggiano vicendevolmente. Perché non si parla di questo? In qualche caso perché il potere vuole stabilire in uno dei due modi suddetti cosa deve pensare la gente. Ma più sottilmente perché il razionalismo, anche dei cristiani, riduce la formazione ad astrazione e dunque non ne vede i benefici. Anche le scuole cristiane talora insegnano una cultura astratta che ben poco stimola i giovani. Invece di aiutare una loro autentica personale, a misura, vissuta ricerca. Dove possano trovare vie per risposte spirituali e umane adeguate al proprio personalissimo percorso, anche nel confronto con le altre identità.

Una tale semplice viva ricerca identitaria e un tale scambio stimolerebbero il germogliare di una società rinnovata. Ma pur potendo rivelarsi questo un passaggio necessario rischia di risultare pura astrazione anch’esso dove non germinasse nel quotidiano. Al punto che per certi versi le faticose mediazioni razionaliste potrebbero paradossalmente risultare più realistiche, meno pensate a tavolino. È tra la gente, nel popolo, come spesso accade, che va magari confusamente maturando il desiderio di cammini più sereni, vissuti, nella propria fede e anche nello scambio con le altre. Certo tanti sviluppi potrebbero venire favoriti da persone ascoltate nella Chiesa che siano orientate a tale traboccamento. Solo Dio sa. Sulla scia di queste riflessioni si può forse precisare: solo un Dio-uomo, una spiritualità divina e umana, ci può salvare. Forse Maria, con l’essenzialissimo suo parlare che riscontriamo nei vangeli, lo ha detto a Fatima: il mio cuore immacolato trionferà.