Ascoltate guide, sto dicendo un’altra cosa

La cultura razionalista chiude la persona in schemi logici astratti. Imperando a tutto campo tale mentalità può comportare la ricerca di un suo superamento. Quasi sempre però l’intellettualismo è così penetrato in ogni aspetto della vita che si può finire più che in superamenti in fughe da esso.

La ragione astratta tende a mettere in secondo piano altri aspetti dell’umano finendo per distorcere ogni cosa. Non esiste infatti un’astratta ragione né uno spirito disincarnato né una separata parte emozionale-pratica della vita umana. Ma dove domina il razionalismo chi ne coglie i vuoti valoriali o le astrazioni disumane può finire appunto per rifugiarsi nelle parti neglette di tale cultura che però da essa sono considerate in codesta guisa irrealistica e vivisezionata: si approda allo spiritualismo o al pragmatismo o ad un vario vitalismo. Vi è una quarta tendenza, quella di padre Rupnik, che cerca di tornare al cuore nella luce ma anch’essa rifuggendo in vario modo da approfonditi discernimenti. Una via che si ferma alla bellezza finendo per considerare meno attentamente tutto l’uomo, proprio nel timore di tornare alle astrazioni.

Il razionalismo chiude nei propri ragionamenti come in una calcolatrice. Si perde il riferimento della coscienza spirituale e psicofisica nella luce che può sempre più, per grazia, scoprirsi scendere serena, come una colomba. Si perde dunque il contatto vivo con sé stessi, con Dio, con gli altri, col mondo. Si diventa sordi ad un oltre che cerca di comunicarsi. Le tendenze-fuga sopra descritte aprono spiragli al contatto vivo con la vita ma sono profondamente ostruite in ciò dal loro stesso rifugiarsi in parti astrattamente vivisezionate dell’umano.

Lo spiritualista si disinteressa di tutto ciò che va oltre le pure intenzioni spirituali. Il resto anzi viene considerato dozzinale umanità pratica. Senza avvedersi di chiudersi in una crescita variamente fasulla, disincarnata. Il pragmatista non ne vuole sapere di cultura, di riflessione, di valori, perché afferma che sono cose che trovano la loro dimensione adeguata nella vita concreta. Ma così finisce per gettare il bambino dei riferimenti con l’acqua sporca degli schematismi. Una profonda sordità caratterizza così anche le tendenze-fuga.

La piaga fontale di ogni orientamento condizionato dal razionalismo è la sordità. Al punto che si può restare indifferenti a qualsiasi stimolo verso un oltre. I paradigmi sono ormai cristallizzati, non vi è il continuo rinnovamento frutto del contatto vivo con la realtà. Certo ogni luce è grazia di Gesù, Dio e uomo. Ma su queste scie può facilmente accadere che il razionalista, lo spiritualista, il pragmatista, l’esteta, scambino anche vie nuove con le vecchie vivisezioni.

Lo spiritualista può considerare dozzinale un discernimento più attento all’umano. Il pragmatista può scambiare questa attenzione con il vecchio teorizzare. Il razionalista può considerare vacuo romanticismo la via del cuore nella luce. Priva di rigore scientifico e dottrinale. Senza avvedersi della limitata e distorta, svuotante, presa di questa pseudoscienza sulla realtà. L’esteta bolla come intellettualismo tutto ciò che non sia arte. Potremmo dire che si ferma alla trasfigurazione di Gesù senza entrare nella nube nell’ascolto del Figlio di Dio.

Ognuno bolla secondo i vecchi schemi il sempre nuovo venire di Gesù, Dio e uomo. Ognuno in fondo non crede veramente di poter imparare nuovi orizzonti profondi.