Antidoti all’omologazione

Antidoti all’omologazione

Il mondo rischia sempre più di finire nelle mani della finanza, dei potenti di internet. Dei signori del virtuale. La gente è stata spogliata dei risparmi mangiati dalla finanza, la formazione e l’informazione sono nelle mani del sistema al punto che talora anche nella Chiesa si sentono voci pseudo autorevoli che affermano che non è bene che ciascuno possa esprimere la propria opinione.

Si va verso una drammatica omologazione a tutto campo, verso l’annullamento della famiglia, delle piccole imprese, delle libere professioni. E ciò per la via soft della totale manipolazione del pensiero. Si traveste di comunione e solidarietà il pensiero unico che nega la libera formazione nelle identità ricercate e dunque anche un autentico, davvero stimolante, scambio.

Un sistema oligarchico occupa ogni potere sensibile e il resto della popolazione viene spogliato di tutto. Ma anche nell’oligarchia i veri potenti sono pochissimi mentre molti non sono che prestigiosi fantocci. Possiamo poi osservare che la tecnica tende a meccanizzare al punto che forse diventa sempre più essa stessa il vero dominante che soggioga ciascuno.

In tale situazione ci si può domandare se la strutturazione fortemente piramidale della Chiesa Cattolica non diventi sempre più pericolosa per la compagine ecclesiale stessa. Non vi è per esempio il rischio che il conclave possa venire fortemente condizionato e anche teleguidato da forze esterne? Qualora ciò avvenisse poi tutta la vita della Chiesa ne verrebbe profondamente costretta.

Quando un pontefice si affaccia alla sua elezione dalla loggia di San Pietro e afferma che il suo programma è semplicemente Cristo ci si potrebbero porre molte domande. Il suo Cristo? Ma Gesù non mette in guardia, nei vangeli, da chi osserva di Dio eccolo qua, eccolo là perché invece il regno di Dio è in mezzo a noi? Il papa non dovrebbe garantire una unità di fondo su poche verità essenzialissime e lasciare il più possibile spazio alle espressioni locali?

Che il vicario di Cristo, che i pastori, siano stati voluti da Gesù è da tenere ben presente. Vi è bisogno di chi è incaricato del coordinamento e prima di tutto di favorire il camminare nella fede. Attento ad evitare di scadere in una fasulla democrazia terrena. Ma forse il razionalismo, lo spiritualismo, il pragmatismo, ossia i tre riduttivismi del razionalismo (ragione astratta, anima disincarnata, resto pragmatico dell’umano) hanno causato modulazioni distorte del rapporto primato-parità tra i vescovi e di quello pastori-laicato. Scarso ascolto, disabitudine ad un autentico dialogo, spegnendo la maturazione delle persone possono aver orientato ad una mera guida dall’alto. Qui sta la radice di molte questioni, come quella femminile. Che senza tali profondità può venire ridotta a mera cooptazione di qualche donna nello stesso potere e con gli stessi modi operativi.

Vi è dunque all’origine un problema spirituale, culturale: solo una crescita serena, a misura, nella propria identità liberamente cercata e nello scambio con le altre può favorire anche la maturazione di un autentico dialogo, di un’autentica partecipazione. Le astrazioni, i meccanicismi, favoriscono il dominio di pochi.

Certo può non essere facile trovare un equilibrio ma la domanda è dunque se non diventi sempre più impellente il bisogno che nella Chiesa si sviluppino, nella fede, le libere ricerche delle persone, delle comunità e l’incontro tra di esse. Anche, per esempio, nell’informazione. Stimolando un autentico rinnovamento in tale direzione anche in una società che rischia di crollare a tutto campo nello spegnimento, nell’appiattimento, tecnicisti.

Questa nuova modulazione dei rapporti ecclesiali e ancor prima questo rinnovamento spirituale culturale tendenzialmente sempre più divino e umano potrebbero facilitare in mille modi forme di riavvicinamento con altre confessioni cristiane. Ma potrebbero forse facilitare anche sviluppi disgregativi? Intanto possiamo osservare che tanti si possono comunque sentire sempre più lontani a causa di questo burocratico verticismo. Inoltre ci si può chiedere che senso possa trovarsi in una unità fondata sullo spegnimento delle persone e dove ciò possa portare. Prima un eccessivo accentramento poteva apparire anche una saggia difesa da ingerenze esterne. Ma, come visto, deficitavano molte consapevolezze la cui decisività non poteva nel tempo non emergere. Meglio, mi pare, cercare comunque le vie di una crescita autentica.