Acqua, olio, pane, vino

La “pastorale” di Gesù è una continua scoperta per chi ritorna sempre con la vita al vangelo. Gesù non parla continuamente di vizi capitali da estirpare in un perfezionismo formale. Ma tende a far scoprire ad ogni persona di essere compresa, amata, perdonata. Di poter respirare libertà a pieni polmoni. Fin dai suoi 40 giorni nel deserto si vede che la chiave della vita di Gesù è il rapporto con il Padre, nello Spirito. La fiducia nell’amore del Padre è la grazia che lo aiuta. Gesù come uomo è una creatura che riposa nell’amore del Padre, non su una propria perfezione da energumeno. Vediamo la stessa cosa quando parla della preghiera, della elemosina e del digiuno. Non sono cose da fare, in fondo scollegate tra loro. Ma quando si è portati nel segreto del proprio cuore attirati dal Padre nella preghiera si tende a ritrovare la giusta importanza di ogni cosa e a viverla nell’amore per il fratello. È tutto un comprenderci di Dio che viene a mettere, se lo vogliamo, olio sulle nostre ferite invece di giudizio, vino di grazia e di vita invece che moralismi. E questo sciogliersi del cuore avviene non attraverso una comprensione intellettualistica ma lungo il cammino della vita, condivisa, anche in discussione, con i fratelli nella fede e con gli altri. Per questo Gesù non si manifesta subito, come un concetto, ai discepoli di Emmaus. È il cuore concreto che lungo il percorso, nelle concrete domande, nei concreti bisogni, si può scoprire amato, compreso e portato nella grazia verso risposte a misura, serene, liberanti, vivificanti, con ogni bene. Acqua che disseta, pane della vita.