Interessante meditare su come Gesù viveva i rapporti con i vari orientamenti, con la politica.
Mese: Agosto 2019
Esiste una via semplice. Le ansie eccessive, le complicazioni, le forzature, i sensi di colpa, stancano perché sono inutili inganni. L’umanità di una persona si può affaticare nel portare il peso di queste tendenze, proprio perché sana. Forse tutti le abbiamo sperimentate, anche perché viviamo in una cultura che è così: cervellotica, astratta, da tavolino.
Una certa religiosità ideologica critica la fede della gente che non osserva certe regole. Ma a tali astrazioni viene risposto che non comprendono il cammino graduale delle persone. Mentre Gesù nei suoi dialoghi a tu per tu nei vangeli lo vediamo accompagnare con amore, ben al di là degli schemi, la maturazione di ogni specifica persona. Dunque non risposte già pronte, prefabbricate.
Si cercano soluzioni tecniche o troppo spiritualistiche allo svuotamento che dilaga senza più nemmeno riuscire ad avvedersi che fin dalla scuola i giovani sono immersi in questo nulla scientista, omologante.
I riduttivismi dell’umano rischiano nella Chiesa di rendere le guide lontane dalla gente. Lo spiritualismo può comportare non a caso una minore attenzione all’umano e ad ogni specifico uomo (1 Gv 4, 2). Il razionalismo può valutare ogni cosa per schemi astratti, competenze e ruoli prefabbricati. Il pragmatismo può reagire a questa disumanità gettandosi nella vita concreta ma cercandone meno approfonditamente il senso, appunto presentato in modo variamente invivibile.
“La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti” (1 Sam 3, 1).
“Samuele crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Perciò tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, seppe che Samuele era stato costituito profeta del Signore” (1 Sam 3, 19-20).
“5Giòsafat disse al re d’Israele: «Consulta, per favore, oggi stesso la parola del Signore». Il re d’Israele radunò i profeti, quattrocento persone, e domandò loro: «Devo andare in guerra contro Ramot di Gàlaad o devo rinunciare?». Risposero: «Attacca; il Signore la metterà in mano al re». Giòsafat disse: «Non c’è qui ancora un profeta del Signore da consultare?». Il re d’Israele rispose a Giòsafat: «C’è ancora un uomo, per consultare tramite lui il Signore, ma io lo detesto perché non mi profetizza il bene, ma il male: è Michea, figlio di Imla». Giòsafat disse: «Il re non parli così!» (1 Re 22, 5-8).
Ascoltare Dio, il buono di ciascuno o il sistema, le procedure prefabbricate. Può accadere di non avvedersi nemmeno delle parole in varia misura di carta, stantie, prive di carica profetica, ossia di una sincera ricerca del vero, della vita, ovunque si possano trovare. Senza la grazia e la ricerca del suo accoglimento le guide si possono perdere negli interessi di corto respiro, negli ingranaggi del sistema.
“Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uolasciarsi mini.
Gesù si commuove perché la situazione non è facile. Non si tratta però di essere privi di limiti, debolezze ma di cercare di lasciarsi fare piccoli strumenti della grazia. Della luce che viene donata a ciascuno. Anche, e talora per certi versi di più, ad un ateo.
Il Maestro costringe i discepoli a precederlo all’altra riva perché non cincischino nelle gratificazioni dalla gente per il miracolo. Perché imparino a comprendere, a dare, a tutti, senza preferenze. Un criterio di grande aiuto per la vera profezia. Imparino su queste scie a credere nella unione con lui, nel vero bene, anche senza vederlo. E ad invocare il suo aiuto per riconoscerlo nella fede in un suo nuovo venire.
Allo stesso modo quanti hanno creduto alla profezia di Samuele? Possono darsi grandi profeti che muoiono sconosciuti e incompresi da tutti o dai più. E molte persone seminano tanto bene, semplice e persino nuovo senza che molti si avvedano di tale rinnovamento, pur sperimentandone nel concreto i particolari benefici. Ma Dio parla un linguaggio spirituale. Tutto Israele seppe di Samuele perché il seme veniva comunque seminato, come sa Dio.
L’uomo è spesso variamente vivisezionato tra ragione astratta, anima disincarnata, mero fare. Ciò favorisce gli schematismi, i compitini per ruoli, specializzazioni, le burocrazie… Immaginiamo un profeta in antropologia teologica? Così le persone più colte rischiano di risultare più strutturate e divise tra gli orientamenti suddetti mentre la gente di tutti i giorni se respira questa mentalità anche però con benessere e gioia riconosce vie più semplici, serene e profonde. Proprio come al tempo di Gesù.