Vero e falso solidarismo

Vero e falso solidarismo

La Chiesa negli ultimi secoli ha in diversi casi manifestato un naturale bisogno di maturazione di fronte al montare delle difficoltà provate da molti che spesso sotto non pochi aspetti giustamente non si sentivano compresi. Tanti progressi nel tempo sono avvenuti ma l’intuizione di ulteriori possibili decisivi sviluppi è potuta deficitare.

Si è talora finito per prestare fede per esempio a tanti tecnicismi della cultura contemporanea. L’autonomia della scienza dalla fede può avere assunto contorni male articolati. Venendo condotti in modo sempre più profondo ed equilibrato nel mistero di Dio, dell’uomo, del mondo, si scoprono in modo sempre nuovo persino i fondamenti e le vie della logica.

Si sono dunque accolte impostazioni essenziali riduttive, qui razionaliste. È stato difficile in certi casi maturare da un discernimento più attento all’anima che a tutta l’umanità dell’uomo ad uno più capace di comprendere l’autentico, specifico, cammino di ciascuno nella luce. Invece di trovare un discernimento, semplice e pieno di buonsenso nella luce, della coscienza spirituale e psicofisica, del cuore, si è lasciato alla coscienza un ambito delle mere intenzioni, a rischio di poca incarnazione e variamente rimesso ad un riduttivo razionalismo molti spazi dell’umano a cominciare per esempio da una psicologia ridotta anch’essa a tecnica.

Anche lo psicologo cristiano può aver a suo modo riprodotto tale giustapposizione. Poco discostandosi da certi discernimenti prefabbricati in campo religioso e dunque rischiando poi di ridurre a tecnica le proposte psicologiche. Le ferite anche della mente vengono da un amore non arrivato o arrivato con certi limiti. Ed è l’amore autentico, sereno, liberante, a misura, di Dio che guarisce tutto l’uomo, anche l’ateo nel suo percorso.

Queste scissioni hanno potuto orientare a cercare persino la fede in parte con lo Spirito in parte con ragionamenti riduttivi senza l’assenso dei quali si mette in dubbio il Signore. Invece dove alla domanda se credo in Dio nella mia coscienza avverto che la risposta è sì questa è la fede. Maturando in tale luce serena vedrò tante cose in modo sempre nuovo e così potrò anche riflettere su di esse in modo nuovo. Ma è una riflessione che nasce dal vissuto e ad esso sempre ritorna in una continua crescita. Sperimento che camminando nella fede tendenzialmente rifletto sempre meglio. Trovo nuove risposte.

Il razionalismo ha finito per prevalere nella scuola, talora persino in quella cristiana riducendo l’educazione dei giovani in varia misura a nozionismo. Nella scuola statale poi ci si è lasciati ingannare da un falso neutralismo della ragione che in nome del rispetto della visuale altrui ha impedito a tutti di sviluppare la libera vissuta ricerca della propria identità ed anche dunque un autentico confronto tra le identità. Svuotando i giovani invece di animare con questi stimoli la loro vita.

Si va così oggi sempre più sviluppando un falso incontro, un falso solidarismo, un falso ambientalismo. Un’omologazione, uno svuotamento, travestiti di valori che però possono produrre anche non di rado l’effetto voluto: ridurre l’uomo a mero consumatore, isolato e perso in una massa anonima. Un pensiero tecnico apparentemente inoppugnabile sul quale sempre più la società può finire per costruire le sue regole, i suoi apparati, in meccanicismi che alla fine vanno avanti da soli senza che nessuno più possa opporsi pena il venire emarginato. Dunque a costo di restare senza lavoro per esempio.

Occorre cominciare a parlare di un oltre se non si trova il quale il rischio di crollo diviene sempre più possibile. Una vera democrazia aiuta, favorisce, la libera maturazione di ciascuno e lo scambio tra le persone. Non uno solo dei due aspetti finendo in contrapposizioni che si spalleggiano a vicenda nell’annullare l’emancipazione del popolo.

Un tale cammino potrà aiutare in mille modi a stabilire un rapporto di complementarietà tra l’uomo e la tecnica, l’uomo e la macchina. Mentre oggi ridotti a robot subiamo sempre più la competizione con le macchine e il domino apparentemente ineluttabile della tecnica. Per questo mi pare adeguata l’affermazione di un filosofo che ha sostenuto che ormai solo un Dio ci può salvare. E mi pare che persino in tanti non credenti possa sorgere qualche domanda sulla promessa di Maria a Fatima circa la vittoria del suo cuore immacolato.