Un passaggio epocale: riferimenti culturali

Un passaggio epocale: riferimenti culturali

Qui sotto indico alcuni possibili decisivi riferimenti culturali di un passaggio epocale che però si trasmette per tanti aspetti più semplicemente e profondamente nel rapporto specifico dal vivo. Nel quale si può beneficiare concretamente di un amore a misura, che comprende, libera, fa rinascere la persona tutta intera.  

 

Mi sembra si stia aprendo una strada nuova e tendenzialmente equilibrata. Quella del cuore non razionalistico, non spiritualistico, non pragmatistico ma divino e umano di Gesù. La strada dunque del cuore nella luce serena, a misura. 

 

La grazia è divina e umana in Gesù e dunque l’umanità aiuta a comprenderne l’autentico Spirito, non rigido, non cupo, non inutilmente fiacco. Questo movimento anche dal basso, dall’umano, mi ha aiutato ad intuire una nuova visione della Trinità (riconosciuta valida da una pontificia commissione teologica nel ’95. Non so se col mio contributo, ma tutte le pubblicazioni da me conosciute sono, anche secondo Cantalamessa ne Il canto dello Spirito, di un anno posteriori alla mia). Il Padre genera il Figlio nello Spirito (come secondo la Chiesa ortodossa). Ma lo Spirito non può esistere senza il Padre e il Figlio (come per la Chiesa Cattolica). Il Padre è l’origine ma anche lui non può esistere, non può “respirare”, fuori della comunione d’amore trinitaria. In parole più semplici si supera Platone, l’orientale verticalismo dal Padre. Diciamo la ragione astratta, autarchica o lo spirito disincarnato. Ma si supera anche Aristotele il passaggio alla relazione, all’incontro, però pragmatico (secondo una visione più latina), senza maturazione integrale spirituale e umana. Formazione (anche, nei tempi e nei modi adeguati, nella scuola) nell’identità scelta e scambio con le altre identità superano dunque le due correnti secolari della cultura che si sono alternate proprio a causa del loro riduzionismo: razionalismo (anche spiritualismo) e pragmatismo. 

 

Da alcuni decenni la stessa scienza scoprendo i limiti della ragione a tavolino si è orientata all’incontro con la vita reale appunto però passando ad Aristotele, al pragmatismo. Le oscillazioni tra razionalismo, spiritualismo e pragmatismo aiutano ad intuire il bisogno di una sintesi rinnovata. 

 

Ma non poche sono le difficoltà di questo incontro anche a causa delle meccaniche giustapposizioni di parti intellettualisticamente vivisezionate dell’uomo (appunto ragione astratta, spirito, resto pragmatico dell’umano). Può intuirsi il bisogno di un oltre: il passaggio dai riduzionismi del razionalismo alla coscienza spirituale e psicofisica, ossia al cuore, nella luce serena a misura. 

 

Per esempio lo psicologo cristiano oggi, in quanto cristiano, può vivere e trasmettere una fede variamente astratta o pragmatica e, in quanto psicologo, può affrontare il paziente in modo intellettualistico, tecnico. Talora dunque fede e psicologia risultano non poco accostamenti meccanici di questi schematismi. Non è l’amore a misura, dal vivo, non è il discernimento, la consapevolezza, del cuore, la via. Non di rado non si è appunto ancora trovata più nitidamente la strada della coscienza spirituale e psicofisica nella luce che scende con delicatezza, dove accolta, nella vita di ogni specifica persona.

 

La gente nel complesso si può sentire meno capita. Invece il cuore portato con semplicità dalla luce serena può accogliere, quando gli è donata la fede, i riferimenti sostanzialmente immutabili donati da Gesù; sentirsi condotto verso di essi gradualmente, ben al di là degli schemi; imparando a crescere nella Chiesa e nello scambio con ogni religione, cultura, persona. Allora ciascuno si può percepire compreso, aiutato a comprendersi con umanità. Stimolato a cercare questa maturazione benefica a tutto campo. Ad incontrare gli altri, a partecipare. Ci si avvicina alla persona specifica, tutta intera, ai suoi bisogni. Gli schematismi aiutano meno il libero, sincero, discernimento, e possono favorire chiusure, logiche di apparato. È un gran dono l’apertura al profondo, “aggiustare il tiro” (per noi cristiani, in Gesù).

 

Ogni cosa viene vista in modo nuovo. Il verticalismo orientale può condurre ad un’ecclesiologia delle autocefalie. L’orizzontalismo, il pragmatismo, latino può orientare ad una comunione ecclesiale canonistica. Nella scia della “nuova” Trinità non vi è parità senza primato (l’origine) né primato senza parità (la comunione). Si apre la via di una rinnovata collegialità episcopale, incarnata in una rinnovata sinodalità, in un incontro, in un’accoglienza, in un dialogo, in un ascolto, in una partecipazione, di ogni uomo che oggi sono non di rado, al di là delle parole, pura utopia. Lo si può vedere proprio anche dalla scarsa problematicità con cui se ne parla, essendo talora ben lontani da una ricerca di concrete applicazioni. 

 

Anche la questione della giustificazione può venire considerata con semplicità: l’amore a misura di Gesù lascia intuire nell’esperienza vissuta la misericordia senza limiti di Dio. Che era forse ciò che cercava Lutero. Ma resta che ogni uomo può rifiutare anche questo meraviglioso dono. Si può aggiungere su queste scie per esempio che il purgatorio non rappresenta una certa qual punizione che Dio può dover infliggere ma la sua delicatezza nel condurre la specifica persona verso l’apertura totale del cuore.