La tecnica e il grande fratello

La tecnica e il grande fratello

In un sistema sempre più onnipervasivo e con mezzi di sempre nuovo genere per determinare in tutto la vita del popolo le organizzazioni della società civile hanno qualche reale possibilità di sopravvivere conservando l’indipendenza? O l’unica via realistica è in varia misura assecondare nella gestione politica l’apparato per diffondere nei rapporti quotidiani semi che nel tempo potranno permettere il fiorire di piste alternative? Non si finirà piuttosto per annacquare ed omologare sempre più il messaggio di cui si è portatori? Pericoli evitabili almeno dove invece potrebbero darsi margini di manovra, talora anche ampi e persino in realtà preponderanti.

E quali spazi di azione, di partecipazione, possono trovare la serena limpidezza, il pacifico coraggio, delle singole persone? Le grandi organizzazioni scopriranno in certi casi di essere sotto alcuni aspetti le più a rischio? In maggior misura delle piccole? Un tema decisivo è quello del superamento del tecnicismo, il quale svuota l’uomo meccanicizzando i comportamenti e schiacciando chi si oppone a ciò. Una scuola omologata come quella attuale costringe fin dalla giovinezza in questa assenza di libera ricerca umana, di libero scambio, che tende a rendere ciascuno un mero consumatore perso in una massa anonima. Tutto è mero razionalismo.

Se la formazione e l’informazione sono decise dal potere sempre più si percorrerà, come sta drammaticamente avvenendo da tempo, la direzione sopra paventata. È possibile perlomeno gettare semi nuovi? Che aiutino ad intuire che le singole persone, il popolo, sono gli unici legittimi detentori della scelta della formazione e dell’informazione? E che altrimenti si verrà annichiliti da chi discerne per tutti? Sino ad un crollo a tutto campo? Sarà solo il disastro, se non comporterà la scomparsa del genere umano, a stimolare la ricerca delle vie autentiche della crescita? Dunque il libero sviluppo già dalla scuola delle identità e dello scambio tra di esse. E di qui, in questa vissuta libertà, il superamento del razionalismo, del tecnicismo, degli apparati.

Oppure è possibile che si sviluppi un’uscita dal razionalismo, la via dell’autentica maturazione umana che proprio in quanto tale riporti alle singole persone, al popolo, il potere di scegliere le strade della crescita?