Il potere che annichila e la grazia

Il potere che annichila e la grazia

La tuttora non di rado forte separazione tra cultura e vita puo’ comportare la formazione di caste di intellettuali ognuna con il suo vivisezionato compitino da svolgere a tavolino. La societa’ attuale sta vivendo senza avvedersene le conseguenze di questa, talora, sistematizzazione omologante a tutto campo. Un tendenziale svuotamento, una schematizzazione, spesso largamente inconsapevole, di ogni ricerca. Il mondo, i vari settori, possono essere così governati da pochi. I quali si appoggiano sulle elites di cui sopra, che pur soggette si guadagnano il loro posto al sole o, più spesso, ottemperano ad un umano bisogno di lavorare. Si forma un sistema dove si ripetono più o meno le parole d’ordine del momento. Non vi e’ reale interesse a stimolare autentici percorsi personali, comunitari e lo scambio tra di essi. Anche chi si spinge a osservare che sta morendo la vissuta ricerca di senso fa riferimento a valori uniformi, omologati, che non possono certo sviluppare autenticamente la vita delle persone.

 

Si fanno parlare i soliti personaggi di apparato magari megafoni di volta in volta del refrain del momento, anche contraddittorio rispetto al precedente. Ma l’osservare cio’ puo’ venire messo a tacere per esempio come frustrazione di scartati. Come se si trattasse di singole persone e non di popoli interi e di maggioranze di persone anche profondamente preparate cui non viene data la possibilità di intervenire. Anche quando hanno intuizioni importanti o comunque opinioni significative da trasmettere.

 

Ma se in questa situazione si fa strada nelle alte sfere qualche parola nuova, vera, essa in codesto contesto puo’ di fatto servire al mero prevalere di una parte delle elites prima secondaria. Che vi sia questo rischio lo si vede significativamente nel poter usare lo stesso soggetto parole nuove come sinodalità e parole vecchie, opposte, come invidia di scartati o nascondimento (imposto) di convertiti. Di per se’ dunque piste nuove dovrebbero comportare almeno gradualmente nuove consapevolezze. In caso contrario aumenterebbe comunque l’incoerenza gia’ nei discorsi. Gli stessi rinnovamenti di vario tipo possono diventare coperture di riassestamenti del medesimo, al fondo, sistema: quello del potere di pochi e sopra a questi pochi del denaro.

 

Come sbloccare questo meccanismo sempre piu’ oliato? Nel quale un’oligarchia puo’ in mille modi imporre la sua agenda alla politica, alla legge, anche quando per l’elettorato va in minoranza. Una possibilità risiede forse in qualche scherzo del cielo che ponga in ruoli di grande potere uomini realmente favorevoli ad una autentica, libera, partecipazione. Ma non verrebbero travolti dal, così, facile riemergere del sistema? Forse non bastano persone in alto illuminate. Resterebbero di per sé i codici, sia pure nuovi, di potere. Anche se qualche persino piccola falla negli ingranaggi del sistema puo’ sempre rivelarsi una fiamma di profezia, un seme di grazia. Che potrebbe anche così diffondersi dal basso. Ma in quanto tempo?

 

Il vero punto sarebbe, sul piano umano, arrivare alla libera scelta della formazione nell’identità ricercata e nello scambio con le altre. Ecco le basi di una vera partecipazione. Si puo’ cercare di diffondere questa consapevolezza dal basso. Potrebbe venire stimolata questa via, domandavo, anche da qualcuno molto potente dall’alto? E in che modo? Per piccoli concreti passi? Piu’ che personalmente con l’aiuto di altri? Necessitano grande sapienza circa i modi, i tempi e grande coraggio? Una tale figura verrebbe annichilita in poco tempo dal comune accordo a difesa del potere, dello svuotamento della gente, ad opera delle varie elites, sia pure in contrasto tra loro? Si potrebbe saggiare il terreno in modo felpato?

 

Si dovrà giungere ad un crollo totale che costringa a cercare basi piu’ valide sulle quali edificare la società? In mezzo alle sempre più asfissianti invasività a tutto campo del sistema ovunque può non si spenga  la fiaccola della libera, sincera, condivisa, ricerca, pur essa stessa talora in varia misura obnubilata dall’onnipervasività di cui sopra.

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